Polemiche per le nomine dei direttori dei musei? Niente paura non è cambiato nulla.
C’era una volta un francese, un tedesco, un bolognese ed un toscano … non cominciava più o meno così una nota barzelletta? Non figura, tuttavia, l’immancabile protagonista di quelle storielle: il napoletano. Il nostro ministro della Cultura, Dario Franceschini, il 18 agosto scorso ha annunciato l’avvenuto cambio della guardia alla guida dei 20 principali musei italiani. Da questo memorabile momento un vento carico di novità propizie spirerà nella giusta direzione, cioè quella della cultura.
Questo sembra essere il messaggio implicito, ma non più di tanto, che il ministro Franceschini intende inviare: “Con queste 20 nomine di così grande levatura scientifica internazionale – spiega il ministro – il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni”.
Insomma tutto sembra andare per il meglio, al termine di una selezione internazionale sono stati scelti 20 campioni – 10 uomini e 10 donne (dunque anche con un puntuale rispetto delle quote rosa) – di cui ben 7 sono stranieri, tutti cittadini europei. Spicca, in tutto ciò, proprio il primato del nuovo direttore del museo archeologico di Paestum, il tedesco Gabriel Zuchtriegel, 34 anni, il più giovane direttore di un “supermuseo” italiano.
Rimanendo in ambito campano, a cambiare il volto del museo di Capodimonte Sylvain Bellenger, 60 anni, francese, laureato in filosofia, ma con al suo attivo una specializzazione in storia dell’arte alla Ecole du Louvre e alla Sorbonne e con, dal 2012, un prestigioso incarico all’Art Institute di Chicago in qualità di capo dipartimento di pittura e scultura europee medievali e moderne.
Il bolognese Mauro Felicori, 63 anni, è il nuovo direttore della Reggia di Caserta; anch’egli laureato in filosofia (con buona pace di chi dice che la laurea in filosofia appartiene alla sottocategoria delle lauree “belle ma inutili”) e specializzato in economia della cultura e politiche culturali.
E’ toscano, infine, il nuovo direttore del museo archeologico nazionale di Napoli: è il cortonese Paolo Giulierini, 46 anni, specializzatosi in archeologia all’università di Firenze, dal 2001 direttore del Museo dell’ Accademia Etrusca e della città di Cortona, ha maturato una lunga esperienza nella direzione museale e nella gestione dei rapporti tra le diverse istituzioni.
Allora cosa vuole di più dalla vita? I funzionari delle sovrintendenze, mon Dieu! Non poteva infatti mancare la solita polemicuccia tutta italiota: “Altro che svolta, quello di Franceschini è un errore grave: non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze” – tuona il critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi – “È solo un’operazione di immagine, si è voluto aprire agli stranieri e, guarda caso, sette direttori su 20 sono stranieri, come pure è sospetto che 10 siano uomini e 10 donne”.
Pronta, secondo un copione ampiamente collaudato, la risposta ironica e pacata del ministro: “La notizia sarebbe stata se Sgarbi ne avesse parlato bene!”
Niente di nuovo sotto il sole di agosto, dunque … anzi no, forse una novità c’è: una selezione, a quanto pare rigorosa, sostenuta peraltro autorevolmente dal presidente del FAI Andrea Carandini, che ha portato 20 stimati professionisti alla guida dei 20 principali musei italiani.
Certo rimane il sospetto, magari vago e infondato, che di questa operazione sia stato fatto un uso strumentale da parte degli “addetti ai lavori” … ma questo non costituirebbe sicuramente una novità, si tratterebbe di una strategia ampiamente utilizzata dal governo attuale e, non dimentichiamolo, anche dai governi che lo hanno preceduto.
Roba vecchia insomma, come vecchia appare la nostra inveterata incapacità di tutelare e valorizzare un patrimonio culturale unico al mondo per poi, aspetto di non secondaria importanza, saperlo rendere un fruibile elemento di attrazione per il turismo internazionale.
Emblema, a nostro parere, di questo “salto di qualità” – se vogliamo usare le parole di Franceschini – è proprio il giovane neo direttore del Museo Archeologico di Paestum: laureato in archeologia classica, preistoria e filologia greca alla Humboldt-Universität di Berlino, ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Archeologia classica all’ Università di Bonn, sembra dunque avere le giuste qualità per dare una scossa ad una mentalità vecchia e rilanciare, quindi, un sito dotato di enormi potenzialità, l’unico con templi greci così ben conservati.
Compito non facile dunque, poiché gli si chiede una capacità di intervenire sul territorio e di “resistere” peraltro alle pressioni e ai condizionamenti che l’ambiente sociale e culturale locale inevitabilmente finiranno per esercitare su di lui. Come abbiamo detto, compito non facile, se non ingrato.
Mi viene in mente l’inutile raccomandazione che puntualmente faceva alla classe il mio vecchio professore di greco quando arrivava un nuovo alunno: “Ragazzi, vi prego, non rovinatemelo subito”.
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