Magazine Cucina
Non che a qualcuno possa interessare che codesto blog venga trascurato, però mi vergogno lo stesso. Oltre agli strati di muffa di queste pagine, il visitatore che passa di qui e garbatamente mi lascia un commento si deve pure scontrare con la maleducazione - involontaria, per carità, ma come dicono gli stellestrisciuti innocence is no excuse - della sottoscritta, che se risponde lo fa dopo mesi.
Pertanto mi verso una palata di cenere sulla zucca (metaforica, ché mi son lavata stamane i capelli ed essendo gli stessi parecchio lunghi non c'ho il fegato di affrontare due volte nello stesso giorno la tortuna del phon), do un'altrettanto metaforica pedata alla mia proverbiale pigrizia e, profittando del fatto che il mio amato bene more solito tornerà dall'ufficio a orario improbabile, vi propongo questa ricettella che sarà forse adatta all'uopo, giacché mi si dice che il tempo questo weekend, mannaggia a lui, virerà di nuovo verso il freddo.
Detta ricetta è stata da me sperimentata nei giorni di quella bella nevicata che ha coperto la Capitale, ha messo in evidenza la bontà della macchina organizzativa dell'amministrazione comunale e ha fatto altresì modo che amici e parenti si scatenassero ai fornelli facendo polente assortite una sera sì e l'altra pure, postando appetitose foto su quel noto social network e facendomi venire un pititto lupigno ogni sera al ritorno da lavoro. Pititto lupigno destinato a rimanere insoddisfatto, giacché pure la sottoscritta torna a casa a orari improbabili, e mi era ben noto che per fare la polenta devi stare ai fornelli come un baccalà a rimestare per un'ora buona.
Poiché però si sa che miseria e fame aguzzano l'ingegno, nonostante la già citata pigrizia mi son messa a cercare per ogni dove se fosse possibile preparare la pietanza senza stare a guardia del paiolo stile strega del Macbeth. E son stata assai lieta di scoprire che sì, è possibile, e che i risultati sono sorprendenti.
Ringrazio pertanto la contadina del mio paesello che mi ha illuminato, e vi metto a parte di questo metodo geniale che costa zero fatica, e vi permetterà di servire una polenta comme il faut senza che vi vengano due avambracci da fabbro ferraio e in un'oretta o poco più di tempo.
Ingredienti & strumenti
Per la polenta:
250 grammi di farina di mais
un litro d'acqua
sale quanto basta
una pentola antiaderente con il fondo bello spesso
coperchio di vetro atto a coprire la precedente
un colino o setaccio a trama fitta
frullatore a immersione (facoltativo, ma utile assai) o una frusta
Per il contorno:
300 grammi di funghi orecchioni, o pleurotus che dir si voglia
uno spicchio d'aglio
un paio di cucchiai d'olio
un cucchiaino da tè di brodo vegetale granulare di quello buono
padella capiente e antiaderente
adeguato coperchio di vetro
Preparazione:
mettete il litro d'acqua nella citata pentola, coprite con il coperchio di vetro e mettetela su fuoco vivace. Solo dopo che si è messa a bollire aggiungete il sale (sennò per far alzare il bollore rischiate di mettere il muschio) e attendete che riprenda a borbottare con gagliardìa.
A quel punto fateci cadere a pioggia la farina facendola passare attraverso il colino o setaccio e, onde evitare la formazione dei grumi malefici, girate il composto con la frusta oppure impiegate il frullatore a immersione facendo attenzione agli schizzi bollenti.
Scrutate quindi con somma attenzione la superficie: non appena vedete il primo "pop!" abbassate la fiamma al minimo, coprite con il coperchio di vetro e lasciate la pentola in pace senza toccarla per un'ora. E non fatevi prendere dalla tentazione di alzare il coperchio perché deve essere lasciata rigorosamente per fatti suoi.
Nel frattempo preparate i funghi: togliete i gambi che sono notoriamente duri come serci, fateli a pezzetti con le mani, dategli una sciacquatina sotto il rubinetto e metteteli in padella a cuocere a fuoco minimo con l'olio, l'aglio che avrete pelato, privato del germoglio e tritato finemente e il cucchiaino di brodo vegetale in polvere. Non aggiungete acqua ché i funghi ne cacceranno a iosa, e lasciate stufare paciosamente sotto il coperchio di vetro per una ventina di minuti almeno.
Nel frattempo che il tutto cuoce voi ovviamente vi farete in santa pace i fatti vostri, ché dopo una giornata di lavoro, sia esso casalingo o d'ufficio o di qualsivoglia natura, vi spetta questo e altro.
Scaduta l'ora potete sollevare il coperchio della pentola: scoprirete che la polenta si è cotta a puntino. Ma veramente a puntino. E se non farete "uuuuh" come la sottoscritta sappiate che vi invidio perché avete evidentemente raggiunto l'imperturbabilità di un santone indiano.
A quel punto versate la polenta in un bel piatto capace, metteteci su i funghi con il loro bel sughetto e portate in tavola. E se non avete fatto "uuuh" voi prima, sappiate che lo faranno certamente i vostri commensali.
L'unica magagna che potreste incontrare è che il fondo della vostra pentola potrebbe essere coperto da una crosticina di polenta bella tosta: vi basterà riempirla d'acqua, lasciarla tranquilla una notte e al mattino dopo la laverete fischiando e cantando.
Se invece, come la sottoscritta, avete la fortuna di avere una bella pentola della Ballarini (che la mitica zia Lella mi ha regalato cinque anni fa e che, nonostante l'uso selvaggio che ne faccio, non ha un segnetto manco a pagarlo oro), sappiate che non vi sarà traccia di crosticina.
La potrete pertanto affidare a cuor leggero al lavello, alla lavastoviglie o, se avete accanto un sant'uomo come il mio, al vostro amato bene che sarà ben lieto di rigovernare i piatti visto che voi avete fatto la fatica di cucinare e dopo pochi minuti potrà raggiungervi sul divano per proseguire la serata in letizia.
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