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Politica e antipolitica

Creato il 18 aprile 2012 da Laperonza

 

crisi, partiti, istituzioni, riforme

Un mio amico mangiava molto, moltissimo. E mangiava male, malissimo. Finchè è stato giovane è andato tutto bene, ma quando gli anni hanno iniziato ad avanzare i problemi ci sono stati, eccome. Il cuore ha cominciato a fare le bizze e ha rischiato di morire. Da quel momento non ha smesso di mangiare, ma ha iniziato a mangiare diversamente.

 

I partiti politici hanno fatto all’Italia lo stesso effetto che le cattive abitudini alimentari hanno fatto al mio amico: hanno rischiato di farla morire e tutt’ora stanno perseverando in quest’opera nefanda. Non per questo dobbiamo smettere di mangiare. Dobbiamo cambiare abitudini alimentari. Se la politica, come l’abbiamo vista e intesa fino ad oggi, ha fatto male non dobbiamo eliminare la politica: dobbiamo cambiare il modo di farla. Smettere di mangiare significa morire. Smettere di fare politica significa uccidere la democrazia.

 

È per questo che guardo con crescente preoccupazione l’ondata di antipolitica che sta investendo l’Italia, accomunando tutti, da destra a sinistra. Tutti abbiamo la chiara percezione che il sistema partitico, così come lo conosciamo, ha fallito. La tentazione è quelli di buttare via tutto. Per sostituirlo con cosa? L’assenza di partiti può portare al partito unico. L’assenza di guide può portare all’uomo forte. La democrazia può essere uccisa sia dal malgoverno che dal qualunquismo.

 

Gli uomini di buona volontà, quelli dotati del bene dell’intelletto, quelli che hanno davvero a cuore le sorti del Paese perché capiscono che esse sono indissolubilmente legate alle nostre sorti personali, debbono cambiare il sistema. Non abbattendolo ma trovando una nuova spinta per agire diversamente e meglio, imparando dal passato e guardando al futuro. In questo servono i partiti perché, grazie al cielo, ognuno di noi pensa e non tutti pensano la stessa cosa. E i partiti debbono essere liberi di agire, non vincolati da questo o quel finanziatore.

 

Occorre che gli Italiani si riprendano l’Italia, proponendo una nuova strada che guardi al bene comune e non a quello del singolo. Per questo credo che la politica vada riformata e non abbattuta. Smettiamola di cincischiare sui demeriti (indiscutibili) dei nostri politici e cominciamo a ragionare costruttivamente su come sostituirli. A criticare e a distruggere quello che non va siamo tutti bravi. Vediamo invece chi è bravo a proporre la soluzione.

 

 

Luca Craia

 


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