Provocazioni. Poliziotti in piazza a manifestare. Una madre di fronte a loro con coraggio, e con la foto del figlio diciottenne massacrato, steso all’obitorio, insanguinato.
Siamo a Ferrara, fuori dal Comune non c’è pace. Ma c’è un paese civile (?). Poi arriva un sindaco che cerca di fare da paciere e parla di provocazioni da parte dei manifestanti-poliziotti. Perché? Il COISP, sindacato di polizia, scende in piazza proprio sotto l’ufficio in cui lavora Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, il giovane ucciso da 4 poliziotti a Bologna la notte del 25 settembre 2005. Fondamentalmente il gruppo protesta perché alcuni colleghi sono stati condannati dopo aver picchiato e soffocato il ragazzo.
Perché insultare anche la memoria? Perché ancora, anche dopo aver ricevuto una sentenza tutto sommato lieve? Il sindaco Tagliani, per evitare problemi, chiede di spostarsi di qualche metro ai manifestanti che erano comunque stati autorizzati a realizzare quella protesta. Maccari del COISP si oppone e poi l’europarlamentare PDL (FLI) Potito Salatto dice al Sindaco che è un maleducato dopo che questo gli ha ribadito che la protesta è una provocazione bella e buona.
I poliziotti si trovavano lì per un congresso indetto contro la carcerazione dei loro 4 colleghi, condannati per omicidio colposo in seguito alla conferma della sentenza definitiva. La condanna è stata di 3 anni e mezzo, ma grazie all’indulto hanno preso sei mesi.
Una provocazione? Perché a volte la polizia si dedica a depistare indagini, come è risultato da altre condanne su questo caso? Quelli del COISP (alcuni membri del sindacato) sono gli stessi che tre anni fa, in Veneto, sostennero e aiutarono a stilare la lista degli scrittori da “mettere al rogo” (vedi breve documentario sul caso Rogo di Libri) di cui si servirono alcuni funzionari locali per farsi pubblicità come “buoni censori” e magari mettersi in mostra con i capi di PDL e Lega Nord che da Roma li guardavano. Un altro atto che non saprei come definire, anzi sì. Autoritario? Repressivo? Fascista?
Sono germi di una cultura durissima a morire, mai spenta, che si rinnova nelle menti, nelle azioni, nella pubblica amministrazione e nei gangli vitali dei paesi stanchi. Una cultura che si rafforza in rigurgiti corporativisti e incivili. Abbiamo assistito tutti alle beffe “Diaz” e ”G8 di Genova”. La storia continua, ma fa vari passi indietro in certi angoli sfortunati del mondo. Immagino e sento la beffa, il dolore di Patrizia, in piazza da sola con la foto e il ricordo del figlio. Da lontano provo a stare con lei.
Il commento di estense.com (vedi anche link all’articolo di cronaca e ai video): Non ci sono parole. Non ci sono parole perché, nel corso di quella che era presentata come una manifestazione pacifica di un sindacato di polizia, un sindaco si è sentito dire di andarsene dalla sua piazza e una madre è stata costretta a mostrare la foto del figlio morto per colpa di coloro in solidarietà ai quali era stata indetta una manifestazione.
Ecco il comunicato di Comitato “verità e giustizia per Aldro”Bologna.
Stamattina c’è stata l’ennesima e ancora più grave provocazione contro la mamma di Federico.
Un manipolo di poliziotti facenti capo al Coisp hanno svolto una manifestazione in difesa dei quattroresponsabili della morte di Aldro e per questo condannati a espiare il residuo di pena (sei mesi) in carcere.La cosa è ancora più grave di quanto si possa immaginare, perché la manifestazione si è svolta sotto le finestre dell’ufficio comunale dove, come tutti sanno, Patrizia Moretti lavora.
Le intimidazioni che le varie iniziative svolte da questo sindacatucolo di polizia hanno assunto un chiaro intento provocatorio, nella città di Ferrara e nella dignità di ogni persona sensibile a quanto accaduto, l’uccisione di Federico Aldrovandi, ed hanno raggiunto un livello di guardia che deve immediatamente cessare. Ancor più se l’oggetto di tali intimidazioni sono Patrizia, Lino e Stefano Aldrovandi.
E’ nostra ferma intenzione organizzare al più presto, una forte e risoluta risposta a questa sbirraglia, incapace di accettare o semplicemente capire che la blanda condanna inflitta ai quattro agenti responsabili della morte di Federico è poca cosa e se sentenza c’è stata loro devono essere i primi a rispettarla.
Infine permettetemi solo una piccola nota da Wikipedia da rileggere. Il caso Aldrovandi è la vicenda giudiziaria e di cronaca che ruota intorno all’assassinio dello studente ferrarese diciottenne Federico Aldrovandi. Il 6 luglio 2009 quattro poliziotti vengono condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per “eccesso colposo in omicidio colposo“. Il 21 giugno 2012, dopo l’iter giudiziario, la corte di cassazione ha confermato la condanna.
Mi son bloccato qua: Eccesso colposo in omicidio colposo.