Pollo marinato al latticello, cotto in cartafata: #angoliocurve della gestione domestica

Da Melazenzero
Ancora un altro piatto della mia dieta, questo pollo al latticello: prima marinato poi cotto al forno, di modo che mantenga tutto il sapore della marinata alle spezie, con la croccantezza che gli regala la cartafata.
In più, quattro chiacchiere (ironiche) sulla gestione di Casa-Melazenzero...

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Come simpaticamente ho scritto in questi giorni, in una mail privata, e come voi invece sapete già da tempo, qualcosa che somiglia alla troupe di Hitler al gran completo ha preso in carico le sorti della mia salute. Sono simil-simpatici, affabili, non mi prendono a bastonate, ma il loro rigore non differisce molto da quello dei sopracitati.
Guardare dritto all'obiettivo, e basta.
"Ma…" NO! Tira dritto.
"E se…" NO! Tira dritto e ce la farai.
Non è proprio così, eh. Mi piace scherzarci su perché fisicamente e psicologicamente è davvero impegnativo, e sdrammatizzare aiuta il buonumore (che talvolta rischia di flettersi verso il basso) e anche ad andare avanti. Ho dalla mia una motivazione irriducibile, perché a muovermi sono convinzioni profonde sul mio benessere, sulla mia salute… e anche un pizzico sulla mia vanità.

E quindi, recentemente mi è capitato di sentirmi dire che le pulizie domestiche sono un simpatico diversivo all'attività fisica che mi permetterebbero di bruciare un bel po' di calorie.
Ora, caro DottorD (dove D sta per Dieta), ma tu hai idea di quanto ci ho messo a rassegnarmi alla possibilità di delegare ad un collaboratore domestico il disbrigo di alcune faccende??? Roba che nemmeno vent'anni di psicoterapia.
Io e Zenzero siamo una coppia moderna: coetanei, collaborativi, abituati al lavoro dentro e fuori casa. Sulla carta abbiamo tutti i presupposti per essere una coppia che si organizza perfettamente su ogni aspetto della gestione familiare. Se non fosse che, come tutti, non riusciamo a  fare tutto: e spesso le incombenze ci sovrastano, avendo la meglio sulla nostra serenità.
Per un pò (giovani e volitivi sposini) abbiamo provato a stare a galla, a fare planning organizzativi, a dividere i compiti tra di noi e all'interno delle nostre settimane, ma gli arretrati restavano sempre troppi. Quando è nata Brioscina è stato il "colpo di grazia": ci siamo "arresi" ed abbiamo assunto una persona che adesso, una volta a settimana, lavora per noi.
Ma non è stato sempre così. Ho dovuto abituarmi progressivamente all'inebriante piacere di uscire di casa la mattina e tornare la sera con la casa pulita ed in ordine (una volta a settimana, perché negli altri giorni la famiglia collabora unita e solidale a riempire ANGOLI E CURVE della casa di ogni genere di disordine e sporcizia). Prendermela come abitudine fissa, da subito, mi sarebbe costato la vita.
E così ancora ora, di tanto in tanto, su Facebook spuntano i commenti sulla mia grande capacità di tolleranza verso la persona che mette le sue mani tra le mie cose rendendole pulite (più o meno) e in ordine (più meno che più), rendendomi bipolare (amo ed odio che qualcuno pulisca la casa al posto mio) ma soddisfatta.
Ogni venerdì è una sofferenza, che serpeggia sin dal mattino, ma che alla fine mi premia con molto stress in meno. Sì, perché quando tutto questo era gestito da me soltanto, le cose erano fatte MOLTO meglio, tutto era più pulito ed ordinato (eh!), niente sfuggiva al mio patologico delirio di onnipotenza, ma io ero una pezza (esatto, volevo dire pezza non pazza!). Quindi mi tengo la mia pre-agitazione come dazio necessario a crescere come persona.

Sono cresciuta con ben diversi modelli di riferimento sulle pulizie in casa: nella mia famiglia la donna era "l'angelo del focolare", e quindi si beccava scettro e fatiche di ogni sorta.
Ai tempi mica lo avevano inventato il robottino-pulisci-tutto: il massimo che mi ricordo (ma a dire il vero ero molto piccola ancora!) era "Telemaco, il tuo amico del futuro, lui si muove teleparla, teleinsegna e sta sempre insieme a te!" (con jingle di sottofondo).
Ora, la dieta mi fa affluire pochi zuccheri al cervello, lo sapete: quindi esagererò ad asserire che forse è anche grazie a quel Telemaco se oggi possiamo sperare di avere nelle nostre case un robottino che pulisce al posto nostro.
Ed io cosa faccio, mentre la casa si auto-gestisce? Lavoro. Cucino. Cammino e faccio sport per la mia dieta. Sembra un film vero? Uno spot anni sessanta. No, non sono la protagonista soddisfatta con una casa sempre in ordine. Al contrario: la casa è in ordine solo un pomeriggio a settimana, al massimo fino all'indomani. Insomma, siamo una famiglia normale :-D
 
Ma c'è una cosa che è importante, almeno per una come me: imparare a delegare. Io che non so delegare nemmeno alla lavastoviglie il compito di lavare i piatti (perché io li lavo meglio, ovviamente!) lavoro costantemente da anni sull'obiettivo di stare al passo con un concreto senso di realtà e rinunciare ad essere il centro dell'ordine domestico.
Primo, perché è normale che io non possa esserlo.
Secondo, perché ne giova la mia salute fisica e mentale.
Terzo, perché stare concentrata sulla perfezione non è mai stato un bene, mi ha anzi distolto dal fare altro, di più bello, di più costruttivo, di più rilassante, di più vivo.
E ora, lo faccio? Ci provo.
E con lo spirito di sana delega, questo pollo l'ho fatto cucinare al marito (che non solo ama il pollo, ma ama anche stare ai fornelli, ed il pollo gli riesce divinamente, comunque lo cucini!).

  • 5 sovracosce di pollo medio piccole
  • 200ml di latticello
  • sale grosso
  • pepe in grani
  • senape in polvere
  • tandori masala

Mettete in pollo in un recipiente in pirex in grado di contenerlo insieme alla marinata (meglio se ha un coperchio), e cospargetelo con le spezie a vostro gusto.
Versatevi sopra il latticello, e mescolate bene con le mani in modo da amalgamare il tutto.
Lasciate a marinare un tempo variabile da 4 a 24 ore, secondo il gusto o le necessità.
Trascorso il tempo, buttate la marinata (che contiene tutta la carica batterica della carne cruda), scolate bene in pollo e ponetelo in cartafata (cosparsa con un pò di farina come indicato sulla confezione). Sigillate e cuocete a 200° per 30-40 minuti circa.

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