Sapete quando siete in giro e raccogliete frammenti di conversazioni altrui? Solitamente la mia attenzione è momentanea, ma spesso è sollecitata da una particolare espressione, un tono di voce diverso, una parola detta per caso che mi spinge a prestare ascolto. Scena di un sabato mattina al supermercato. Ora di punta. Carrelli pieni, commessa, accovacciata, alle prese con merce imballata da sistemare, conoscente della commessa al suo fianco, in piedi, in conversazione – e io tra di loro, affannata, nel tentativo di guadagnare due pacchi di kleenex e filare alla casse… < Ho un appartamento di centotrentacinque metri quadri e non vedo l’ora di disfarmene, troppo grande! > la commessa. E l’altra < Ma come? Anche casa mia è grande e lo spazio non basta mai, anzi. Bisogna avere tutte le comodità! > < Sì, è vero, ma tu non lavori come faccio io, ogni giorno qui per tante ore. Non ho il tempo materiale per fare i servizi! > < Hai ragione, in casa c’è sempre da fare… io mi alzo tutte le mattine alle sei – alle sei?!? – e riesco ad uscire di casa solo verso le dodici – alle dodici?!? – e solo dopo aver sistemato tutto! > La guardo. Guardo questo fulgido esempio di casalinghità esagerata e le chiedo < Signora, mi scusi se le faccio questa domanda, ma spolvera tutti i santi giorni? > – odio con tutto il cuore spolverare, per quel che mi riguarda chi toglie la polvere tutte le sante mattine va ricoverato al più presto presso una clinica per malati mentali – e quella < Sicuro, ci mancherebbe! > < Signora, ma lo sa che la polvere si riforma sempre e ripetutamente, nonostante il suo impegno? > < Ah, lo so, anche dopo un secondo aver spolverato! > < E allora? > < Io non esco di casa se non ho spolverato! > L’ho guardata un’ultima volta, ho salutato educatamente entrambe, e sono andata alle casse. Ho omesso di aggiungere il piccolo pensiero che in quel momento mi frullava nella testa < Polvere diventerai, casalinga, e voglio vedere come farai a togliertela di torno! >