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Porcile libero

Creato il 13 febbraio 2011 da Fabry2010

di Mauro Baldrati

Porcile libero
Come scrittore che esplora le cavità del genere noir vorrei avere una sonda psichica per esplorare i sistemi mentali di alcuni personaggi, che rappresentano per me degli oggetti misteriosi, indecifrabili. Questa della “penetrazione” del personaggio è “quistione” di antica data. Proust li imitava fisicamente, parlava come loro, ne riproduceva le mosse, i tic. Leggendarie le imitazioni di Montesquiou, una delle matrici del barone di Charlus. L’altra sera ho rivista un ottimo film, Basic Istinct, dove Sharon Stone interpreta una scrittrice di noir che intreccia coi personaggi reali che vuole sfruttare per la creazione di personaggi letterari storie d’amore (e di morte).
Insomma, nell’operazione vampiresca della letteratura c’è questa oralità dell’autore che vuole assorbire, inglobare, violare quella fetta di realtà materiale che a suo avviso è indispensabile per arrivare alla sua trasfigurazione, o rappresentazione.
A me interessano soprattutto quei personaggi che sembrano esprimere un’assenza di qualunque moralità, che dicono tutto e il contrario di tutto, con spavalderia, con spudoratezza, senza vergogna, essendo la vergogna un sentimento a loro ignoto.

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L’ultimo di una lunga serie è Giuliano Ferrara. Fino a poco tempo si atteggiava a super-papista integralista impegnato in crociate che definire “puritane” sarebbe persino buffo: antiabortista, contro i matrimoni o le unioni gay, contro la libertà di scelta sulle terapie, la sperimentazione sulle cellule, insomma, uno degli ultimi sanfedisti che difendono con lo spadone una versione del cattolicesimo di razza bianca occidentale discendente in linea diretta dai crociati. Si è addirittura presentato alle elezioni con una lista antiabortista (0,371% dei voti), andando a cercare la benedizione dei cardinali del Vaticano, che hanno preferito benedirlo in sordina, tale era l’eccesso di quelle manifestazioni che parevano i raduni degli americani integralisti ritratti in una scena memorabile nel film Borat, con tipi grotteschi coperti da palandrane bianche e scritte “no all’aborto” mentre lui, il sanfedista crociato, li benediva solenne e severo.

E ora invece che fa? In un comizio di 6 minuti nel principe dei TG filogovernativi dopo i furiosi slogan antiabortisti si mette a predicare contro “i puritani”.

Porcile libero
E ha organizzato una manifestazione al “Teatro Dal Verme” dove hanno esposto mutande appese a fili, perché la nuova parola d’ordine è mettersi in mutande in una sorta di neo-libertinaggio allegro e godereccio (la filippica sul complotto dei giudici-La Repubblica è in realtà una minestra riscaldata già ampiamente servita dal rais e dai suoi agit-prop). Uno pensa: ma costui cos’ha dentro? La sua interiorità è dunque una superficie bianca, neutra, dove un’entità ignota, forse di origine aliena, può scrivere qualunque cosa?
Se questo è – come sembra che sia – saremmo di fronte a una sorta di mutazione umana. Infatti studi soprattutto americani, fatti da criminologi sui serial killer degli anni ’70 e sui grandi assassini della storia, avrebbero dimostrato che esiste sempre un sentimento inconscio di conservazione della specie che impedisce anche agli omicidi più efferati di superare un certo limite, perché andrebbero oltre il livello estremo di distruzione della loro stessa specie. Analizzando i comportamento dei grandi serial killer infatti emergerebbe un comportamento terminale finalizzato alla loro stessa cattura. “Catturatemi, perché voglio essere fermato”, questo sarebbe il loro ultimo messaggio. E vogliono essere fermati perché “sentono” che hanno superato l’ultimo limite permesso dall’appartenenza alla loro specie. Gli studiosi si sono concentrati soprattutto su Hitler, che ha rappresentato una versione particolarmente demoniaca del serial killer. Infatti il suo vero obiettivo non era la vittoria della Germania nazista e la dominazione della razza ariana, dopo lo sterminio degli ebrei: era la distruzione di qualunque forma di vita sulla terra, a partire dalla cancellazione del popolo tedesco. E questo sarebbe alla base di un suo comportamento folle, che lo ha portato a perdere la guerra di proposito, ignorando tutti i consigli dei suoi generali che volevano fermare l’avanzata del Reich per un mantenimento delle posizioni, soprattutto in Russia. Invece Hitler ha imposto un’avanzata a oltranza, un massacro, il suo stesso massacro. Questa follia sarebbe il risultato di quel sentimento di autoconservazione della specie: fermatemi perché io voglio sterminare tutta la vita su questo mondo.

Il limite. Contestualmente al limite di conservazione potrebbe esisterne uno sulla decenza della specie? La decenza intesa non come buon costume, ma come esibizione di coerenza, di sincerità, di onore, di generosità. Se esiste, nei nostri tempi sembra polverizzato. E questo è un aspetto che sfugge alla mia fantasia, forse è un limite come scrittore, l’incapacità di capire, o forse di accettare che dei personaggi – dei miei simili – siano privi di questi sentimenti e quindi di un limite ultimo della decenza della specie.



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