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Posso dire la mia sull’arte delle nostre minoranze etniche? (Lettera di Claudia Cremonesi contro la violenza e la censura sul Web)

Creato il 19 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Claudia Cremonesi, in uno scambio di email lamenta di essere stata oscurata sul Web ma soprattutto elabora alcune considerazioni che meritano attenzione. La Nicoletta in fabula è l’assessore De Bona.

Gentile Zignani,
oscuramento a parte, c’è anche troppa violenza verbale, troppi incompetenti che non avendo argomentazioni si scagliano con ferocia su chi si può permettere un parere da tecnico. Tutti hanno il diritto di esprimere un opinione ma ritengo che dovrebbero essere gli stessi responsabili delle testate e dei blog a filtrare gli interventi, se l’obiettivo è “alzare il tiro” e vivacizzare un confronto a fini costruttivi in forma pacata ed educata.
Io sono un semplice cittadino, non sono un opinion leader, nemmeno un politico o un giornalista professionista ma non per questo mi deve essere tolto il diritto di replica su argomenti che riguardano competenze specifiche maturate in 30 anni di lavoro.
Zignani mi ha ospitata nel suo blog, pubblicando alcuni miei pezzi e riproponendo in chiave giornalistica altre idee da me suggerite (scarpe e chewing gum art molto prima della mostra…) e, sarà un caso o una coincidenza, alcuni spunti sono serviti a stimolare la creatività locale che ha proposto iniziative analoghe. Questo dimostra che il blog di Zignani è seguito, che i suoi lettori attivi sono credibili e che le idee dei cittadini possono davvero contribuire a smuovere l’immobilismo provinciale di cui siamo tutti responsabili.
Nicoletta mi aveva cortesemente invitata all’inaugurazione ma purtroppo un contrattempo che mi ha impedito di essere presente alla mostra di ieri. La stilista di gioielli ha organizzato un happening piacevole ed è sicuramente un primo passo anche se, opinione personale, avrei preferito una mostra come quella dei violini di Chagall magari per rivedere “il violista verde”! Ma forse Nicoletta è sulla buona strada e rispetto allo scorso anno mi pare ci sia molta carne al fuoco, pur non condivisa dal mio modus operandi.

L’intervento oscurato riguardava l’interrogazione di Caterina Ruggeri al Sindaco Perri in merito all’utilizzo del cortile del Palazzo Comunale. La mia risposta era molto semplice e per nulla polemica:

“E perchè non farne uno spazio espositivo dedicato all’arte delle nostre minoranze etniche?”

Il Louvre ha inaugurato la “Nuvola Dorata”, una nuova ala completamente dedicata all’arte islamica, Il Guggenheim di Abu Dhabi ha in programma di lasciare grande spazio all’arte contemporanea del Medio Oriente, in Marocco molti artisti di Marrakech sono già presenti nei borsini internazionali ed anche in Iran la pittura si sta diffondendo a gran velocità ottenendo consensi dal mondo occidentale che conta nel campo artistico. Ma non solo, in Iran è stata inaugurato il primo magazine di fashion internazionale da una stilista locale che sta ottenendo risultati importanti sulle principali passerelle del glamour. Le principali catene di design e di arredamento puntano tutto sull’etnico, sono segnali di apertura e di tendenza che dovrebbero far riflettere anche noi su come impostare le politiche del futuro e non solo quelle culturali.

“E perché non esporre un’istallazione permanente alla “Perro Puppy”?”

Si tratta del cane simbolo del Guggenheim di Bilbao il cui autore è l’artista Jeff Koons, ex marito di Cicciolina, la ex deputato del Parlamento Italiano ed ex (?)pornodiva.
Puppy è diventato un icona mondiale nonchè la mascotte del museo, si tratta di una struttura d’acciaio ricoperta di fiori con un sistema d’irrigazione interno per mantenerli sempre freschi, un “invasione botanica” il cui genio ha fatto la differenza ma soprattutto la fortuna di Bilbao.

In Norvegia i cittadini partecipano attivamente alle scelte del Governo, votando a favore o contro i progetti culturali che gli vengono sottoposti dai vari esponenti politici. E’successo per il Teatro dell’Opera e per il Museo di arte contemporanea, targati Made in Italy, che hanno coinvolto tutti gli abitanti con donazioni in danaro e di opere d’arte. Ed è così che si deve fare per stimolare la partecipazione: ascoltare, rispettare, considerare, coinvolgere, ringraziare ma mai e poi mai proporre schemi preconfezionati dalla politica come invece succede da noi! Ma ne abbiamo già parlato a lungo e non so a cosa possa servire l’ennesimo confronto in un sistema tanto circoscritto e paralizzato. Se poi l’obiettivo e insegnare il dialetto a scuola, le aperture mi sembrano davvero limitatissime.

Chissà se nei prossimi 30 anni cambierà qualcosa, per ora l’alternativa, per chi ha idee innovative, è cercare interlocutori già pronti al cambiamento.

Buona domenica

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