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Post-strutture: linee, fili, labirinti di Uemon Ikeda

Da Nippolandia
Uemon Ikeda

Uemon Ikeda

Fino al 23 giugno si svolge alla Galleria Embrice di Roma la mostra “Post-strutture: linee, fili, labirinti di Uemon Ikeda” a cura di Simonetta Lux e Carlo Severati con un filmato di Carlo Tomassi “L’infanzia di Tatsuo” e un’intervista all’artista a cura di Emma Tagliacollo. Tatsuo Uemon Ikeda approfondisce in questa occasione il tema dello spazio virtuale, con mezzi già sperimentati in passato, che vanno dal disegno all’uso tridimensionale di fili rossi di lana-seta di diverso spessore. La mostra è stata organizzata con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone. Le riprese effettuate in esterno, che hanno portato alla realizzazione del corto di Carlo Tomassi “L’infanzia di Tatsuo“, proiettato in Galleria, integrano, in questa mostra (nella serrata contiguità della Galleria) la rappresentazione bidimensionale del segno e l’organizzazione del piccolo labirinto interno, lungo il quale si dispongono i disegni e gli schermi con proiezioni. L’osservatore è obbligato a condividere tre situazioni-azioni che, pur affrontando l’universo dei gesti quotidiani, nello spazio reale, dal tavolino alla città, tuttavia quasi si elidono a vicenda, proponendo una sorta di indifferenza dell’autore ai contesti. Ikeda interpone fra sé e lo spazio reale (del suo tavolo, della Galleria, del Giardino del Lago a Villa Borghese) una sua unità di misura totalmente mentale. Mentre si alimenta di dimensioni e di atmosfere vissute nei rituali che ha condiviso, giapponesi e italiani, al tempo stesso le irride, rimettendo al centro dell’attenzione, attraverso i mezzi usati, la sua laconicità. E’ come se il suo lavoro sia perennemente bisognoso di piccole contaminazioni rituali, aporie che gli consentono di esprimere la sua perdurante instabilità. Varietà e contraddizione che rendono difficile e mettono in dubbio ogni tentativo di decifrazione, imponendosi, nella loro sostanziale fragilità, ad un incontro occasionale col mondo. Mentre Ikeda dispone il suo filo ad altezza d’uomo al Giardino del Lago, nella Villa Borghese a Roma, un passante distratto inciampa: quel tipo di inciampo che può dare un sottile filo di lana e seta. Quel passante si rivelerà poi per un poeta che ha appena pubblicato un libro di haiku.


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