A volte ho l’impressione che qualcosa mi sfugga.
Non so come spiegare questa strana sensazione, ma è come se non avessi una parte di me, come se qualcosa mi fosse stato tolto e non sapessi cosa.
Vacuum, senso di vuoto, di sotto-vuoto: è questa la parola che mi viene in mente per descrivere questo fenomeno, anche se non lo definisce pienamente.
E forse un’altra: aliquando. Perché è una delle cose del latino che mi viene più difficile spiegare, o far capire; e questa parola aliquando è sempre per me una tortura, dato che gli alunni non la imparano mai. E dato che io stessa temo il suo ricordo.
Lo so, direte ‘Questa è fusa’. E probabilmente al 99% siete sulla strada giusta (non dico che avete ragione, perché notoriamente la ragione si dà ai matti e io non voglio offendervi). Ma se per caso vi intendete di percentuali e statistiche, saprete che è quel restante 1% che fa la differenza. E io sono l’1%. Ne sono certa.
Dunque non sono fusa.
A volte ho l’impressione che qualcosa mi sfugga; l’idea che qualcuno bisbigli alle mie spalle, o anche davanti a me, sotto il mio naso, cercando di non farsi vedere. Ma io lo vedo. O forse no. O forse lo vedo ma non lo voglio vedere- chissà- dentro la mia mente inversa cosa si annida, e cosa si annida fuori di lei.
Sono i vincoli della polvere, i gatti di storie morte che si sono affastellati dentro, più dentro, oltre il buio, dove la luce non arriva, dove le pareti del cuore sono troppo ruvide per lasciar scorrere sentimento o sangue. Sono lì, in agguato, falci con la morte a tenerle in mano, occhi di vampiri accovacciati dove è sempre post-tramonto.
Post-moderno.
Post- post.
Posteri.
Ok, sono fusa.Quel 90% mi appartiene più di quanto io pensi. E l’1% è una drammatica eccezione che non mi compete.