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Poteva essere un fail, e invece... la storia creata insieme su Twitter.

Da Robven
Poteva essere un fail, e invece... la storia creata insieme su Twitter.
Dalle nostre parti, paese di buontemponi e utenti aggressivi, l'idea di far generare contenuto agli utenti ormai fa venire i brividi (come dimostrato dai casi di Ceres e di Kyenge, tanto per citarne di recenti).
Specialmente se si chiede alle persone di scatenarsi a scrivere su un tema, un hashtag, a supporto di un'iniziativa aziendale.
Invece DirectTV (che in USA fa concorrenza alla TV via cavo) ha chiesto e ottenuto abbastanza materiale decente da scriverci un libro. Cioè, in realtà uno spot.
In sostanza hanno dato un tema: scrivere via Twitter una storia sull'hashtag #GetRidofCable. Collegando i tweet gli uni con gli altri. Hanno poi scelto i migliori, quelli che meglio si incastravano e su questi hanno girato il video pubblicitario.
Qui leggete un approfondimento sul progetto:http://www.adweek.com/news/advertising-branding/directv-turns-fans-cable-effects-ad-157014
Ora guardate il video qui sotto (poi il post continua con le mie considerazioni).
Considerazioni:
Probabilmente la prima cosa da valutare è quanto sia forte l'odio o il risentimento per la nostra marca, prima di stimolare la creatività degli utenti. Se apriamo un palcoscenico, chi ci vuole male lo userà per vendicarsi. A naso, da quello che ho visto, non mi sembra che Direct TV abbia grossi problemi e quindi grossi conti in sospeso da regolare.
Questo aiuta molto: come sempre, il primo e principale fattore per rendere felici le persone è dare un buon prodotto/servizio. E raccontarlo. Certo che se pretendiamo di usare la comunicazione per coprire il fatto che performiamo male... e le persone hanno la possibilità di far sentire la propria voce... aiuto.
Due: non c'è da aspettarsi comunque grandi cose da una massa di utenti. Il livello medio è basso. Qualche genio che sviluppa pezzi di pregio se abbiamo fortuna lo troviamo. Ma la massa, se partecipa, sarà molto poco creativa e sofisticata. Diverso se targhettiamo (come?) solo un'elite culturale (ormai chi sa leggere e scrivere?).
Quindi meglio predisporre soluzioni di emergenza per assicurarsi che qualcosa di decente comunque esca dal progetto. E gestiamo le aspettative del management, non è detto partecipino in migliaia. A volte sono più decine che centinaia
Tre: Se andiamo su temi troppo "alti" per la marca, per il suo impatto sulla virta quotidiana delle persone, rischiamo di farla fuori dal vaso e di essere percepiti male. Diverso se davvero abbiamo una missione che cambia la vita delle persone (ad esempio se siamo Greenpeace o Amnesty, che se lo possono permettere, ma non certo una marca chessò, di succhini di frutta).
Ricorrere al divertimento, visto che già le persone non vedono l'ora di trollarci per fare quattro risate, può essere una strada più sicura che cercare di elicitare grandi movimenti d'opinione.. sempre che la nostra marca si possa permettere un taglio più "fun" (e nel caso in questione, va notato che, nonostante si sia offerto un tema su cui divertirsi, si è finiti per parlare di morte...e anche questa controproprosta non scherzava per niente :-)https://twitter.com/Lewis42Amanda/status/466173922690760704/photo/1  ).
Approfondimento:http://www.adweek.com/adfreak/twitter-fans-make-directvs-new-cable-effects-ad-one-bleakest-yet-157344
[Branding & Marketing Blog / Venturini]

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