L'anno scorso avrei iniziato il post successivo al Natale con ".... ci siamo lasciati alle spalle l'orgia consumistica e godereccia...." sull'onda emotiva e vagamente penitenziale che assale tutti noi, e i mezzi di comunicazione di massa, subito dopo le "feste comandate". Perché, per chi è laico, dall'inizio dell'Avvento fino a Pasqua, non c'è un attimo di tregua: dal panettone alla colomba, passando per la frittella, si finisce per considerare comfort food la tisana al finocchio.
Quest'anno invece, forse sperando in un effetto paradosso, tutti a parlare di come smaltire i chili di troppo accumulati durante le sessioni libere enogastroinfinite prima ancora che la grande distribuzione registrasse un aumento minimo dello scontrino medio, avvenuto più o meno tra le 14.00 e le 19.30 della Vigilia. E non è che bisognava essere dei grandi esperti di analisi economica per arrivare a quanto si sapeva da tempo ovvero che "bambole, non c'è una lira!"Ma come? Non ho ancora acquistato il cappone che già mi suggerisci come eliminarlo dal metabolismo? Lasciamelo gustare almeno, che quest'anno l'ho acquistato con il calibro per cui non ho neanche la soddisfazione di riproporlo la sera del 25, il pranzo del giorno dopo e finalmente nel polpettone della cena del 26!Ci avete fatto caso? Trasmissioni televisive specifiche hanno ritenuto opportuno informarci che i chili di troppo, al plurale appunto, che sicuramente faranno bella mostra di sé sul nostro lato "b" avranno bisogno di almeno un mese di dieta monastica, tisanine amare, passeggiate vigorose e anche di un bel cilicio, che tanto male non fa.Puntuale poi, durante il telegiornale delle 20.00 del 25, è arrivata la notizia che sottolineava il crollo dei consumi, anche alimentari, avvenuto in questo Natale di tregenda.E galeotto fu il crollo e chi lo scrisse perchè da 48h non ho assistito ad alcun servizio, radiofonico piuttosto che televisivo, che abbia dispensato consigli non richiesti su come smaltire gli avanzi di cibo, che siano essi dentro o fuori di noi.Come se il cibo, quello buono s'intende, fosse davvero quella cosa che ci avvelena l'anima e il punto vita, e non contribuisca, come un buon bicchiere di vino, a darci quel calore e quella momentanea serenità che tanto ci riempie il cuore, oltre che lo stomaco, soprattutto se condiviso.Per cui, durante queste giornate scaldate da un incredibile sole, largo ai colori, per una pasta invernale da mangiare seduti sull'uscio di casa, con la ciotola calda fra le mani in compagnia delle fusa di una gatta curiosa.
Agata, in versione supervisore"Insalata" di Mafalde con carciofi, datterini confit e ricotta affumicata
Ingredienti
1 confezione di Mafalda corta Garofalo, 250 gr di datterini, 4 piccoli carciofi freschi, ricotta affumicata, prezzemolo, vino bianco secco, 1/2 limone, olio evo, sale, pepe nero macinato al momento, zucchero di canna.ProcedimentoIn una leccarda da forno coperta di carta forno cucinare i datterini lavati e non privati del picciolo per 2h30' a 140° dopo averli arricchiti con una presa di zucchero di canna, un po' di olio evo, sale e una macinata di pepe nero.Lessare la pasta per 8' minuti e nel frattempo tagliare a spicchi sottili i carciofi mondati delle foglie esterne più dure e del gambo. Lasciarli in una ciotola con il succo di mezzo limone prima di friggerli in una padella saltapasta con un po' olio evo. Dopo qualche minuto versare 1/2 bicchiere di vino bianco secco, regolare di sale e lasciar evaporare il liquido.Scolare la pasta tenendo da parte 1/2 mestolino di acqua di cottura, versarla nella padella, unire l'acqua e saltare il tutto per 1 minuto aggiungendo un po' di prezzemolo fresco tritato.Servire immediatamente in ciotole di ceramica coloratissima Staub decorando con i datterini confit e con una bella spolverata di ricotta affumicata grattugiata con la microplane.