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POTS – Post Orthostatic Tachicardia Syndrome

Creato il 18 febbraio 2015 da Lucavannetiello
POTS – Post Orthostatic Tachicardia Syndrome

POTS sta per Post Orthostatic Tachicardia Syndome. Sindrome Tachicardica Post Ortostatismo . Significa che quando quando un individuo, che si trova in questa situazione, passa dalla posizione sdraiata a in piedi, il cuore prende a battergli velocissimo (con un incremento anche di 40-50 battiti/min). Se avete mai fatto l'esperienza della tachicardia sapete quanto è fastidioso sentirsi il cuore in gola, avere il respiro corto e quel senso di disagio generale che ne consegue. In questo caso, tuttavia, il fenomeno prende sfumature molto più sottili e fuorvianti. I pazienti con POTS, molto spesso, di essere tachicardici.

Capiamone insieme prima il fenomeno.

Ogni volta che da sdraiati ci si siede e ancor di più quando ci si alza in piedi, la forza di gravità spinge il sangue verso il basso ( verso il centro della terra) e fa abbassare la pressione arteriosa. Il registra immediatamente questa variazione e si adatta, fa restringere le arterie e il cuore fa qualche battito più veloce per sostenere il flusso vascolare. Questo adattamento è un . Non ha bisogno della nostra attenzione né della nostra volontà. Tutto ciò che funziona automaticamente ci permette di fare altro senza badarci. Stiamo parlando del sistema autonomico che tra le altre cose si occupa di smistare il flusso di sangue in giro per i tessuti che ne fanno richiesta in base alle

Nei soggetti con POTS questo sistema è completamente in tilt.

Quando il cuore accelera in questa misura (incrementi di 40-50 battiti/min) la funzione di pompa del cuore viene meno perché le camere cardiache non fanno in tempo a riempirsi. Il tentativo di mandare più sangue in periferia fallisce miseramente e l'effetto netto è come se la pressione si abbassasse ancora di più. La perfusione periferica diventa pessima, inclusa quella cerebrale.

Questa condizione, definita (un problema del Sistema Nervoso Autonomo) può rendere la vita un disastro. La POTS significa che è difficile/impossibile per quel soggetto gestire le richieste vascolari sia in risposta ai cambiamenti di posizione (anche meno radicali rispetto a lla variazione da sdraiato a seduto/in piedi) che . La difficoltà a gestire il flusso vascolare ai capillari periferici si capisce facilmente con questo esempio: s e devi fare un calcolo a mente, hai bisogno di sangue per permettere ad un area cerebrale di attivarsi per farti pensare. Se non ci arriva sangue a sufficienza, la sottrazione pensare, immaginare, programmare o altre attività mentali 10-5 può essere un compito difficilissimo e impossibile. Ugualmente se devi pianificare la giornata di lavoro o se de devi fare due cose contemporaneamente come camminare e pensare. La situazione precipita rapidamente se un individuo con POTS è nervoso, se deve affrontare una prova (esame universitario, interrogozione a scuola o parlare in pubblico).

se sono sotto stress perché l'inefficienza del sistema automatico è tale da non mandare sangue al cervello a sufficienza da mantenerli vigili.

Nella mia esperienza ho trattato un caso di POTS di una ragazza di 12 anni che il solo toccarle un braccio le scatenava mal di testa. Questo accadeva perché la percezione del tatto richiedeva un minimo apporto vascolare alla cute e all'area cerebrale dove il braccio è rappresentato. Ed era una in quel momento. Questo esempio rappresenta un estremo dello spettro di presentazioni della POTS ma credo renda bene l'idea di quanto questa condizione renda molto complicato portare avanti la propria quotidianità. A questa stessa paziente il tentare di fare una semplice sottrazione come 18-8 le richiedeva anche 10 secondi e il prezzo dello sforzo mentale era l' esplosione del mal di testa.

La diagnosi di POTS è molto facile, . Basta prendere il polso del paziente da sdraiato, misurare la frequenza, poi farlo alzare in piedi e prendere la frequenza cardiaca in piedi. Se il cuore aumenta i numero di battiti di 30-40-50/min la diagnosi è chiara.

Cosa causa una sindrome POTS? In genere è dovuta a traumi che conivolgono il collo e la testa. Questi determinano quasi sempre, anche se il trauma sembra essere minimo, uno squotimento del cervello all'interno del cranio e un trauma distorsivo della colonna cervicale e del tronco encefalico. Nel tronco encefalico ci sono le centraline neurologiche che controllano più di tutti i meccanismi autonomici.

Come si cura? Nella diagnosi c'è della strategia terapeutica. Se abbiamo una risposta tachicardica per un cambio repentino di posizione, allora si fanno di posizione manitorando il battito cardiaco. Il paziente è sdraiato con la frequenza monitorata. Gli si inclina lo schienale di 5°-10°, questa variazione di posizione fa aumentare la frequenza cardiaca; si aspetta che la frequenza torni ai valori iniziali. Dopo di che lo si riporta in posizione supina. Se la frequenza risale si aspetta e poi di nuovo a 5°-10° fin quando quell'intervallo di variazione di incrementi minimi e progressivi non smetta di innescare la tachicardia. A quel punto si fanno incrementi di 10°-15° e così via fino al completo passaggio da supino all'inpiedi.

Nel mezzo di questo processo si possono associare diverse strategie. Tra cui eserci oculari, fare immaginare movienti, fare elebaorare calcoli matematici ecc. per far riabituare il cervello ad avere il supporto vascolare che necessita.

Se il sistema nervoso autonomo risponde bene può bastare una settima o qualche mese per tornare ad una vita normale.


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