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Ricevuto e pubblicato.
Povera Italia! Mi rendo conto di non essere il primo a pensarlo e probabilmente, spero, neanche l’ultimo. Il tuo paradossale problema sono gli italiani. Più nello specifico la mentalità italiana. Il ritratto indecoroso che dall’estero tratteggiano di noi non è poi così lontano dalla realtà: il più delle volte non siamo fisiologicamente in grado di apprezzare e valorizzare le nostre capacità. Piuttosto che investire su noi stessi, preferiamo delegare, anzi lavarcene boriosamente le mani, salvo poi riservarci il diritto alla critica. Eccessivamente faticoso cercare di essere artefici del proprio futuro, molto meno lamentarsene con il senno di poi. Per quanto lo si cerchi di nascondere, magari dietro a vecchi e ridicoli formalismi, non siamo un popolo unito: è sufficiente aprire gli occhi per renderci conto di come la scaltrezza sia diventata il parametro fondamentale di giudizio e di come qualunquismo e demagogia dilaghino.
La manovra di stabilità presentata ieri dal Governo alle Camere per l’approvazione non aumenta le tasse, investe equamente su lavoratori e aziende, si calcola produrrà la diminuzione, se pur di un solo punto, del cuneo fiscale, abolisce definitivamente l’IMU sulla prima casa, dilata il patto di stabilità per i comuni virtuosi, incentiva il mercato edilizio, rifinanzia social cards e cassa integrazione. Sicuramente si sarebbe potuto fare di più e meglio, ma altrettanto sicuramente si tratta di una delle migliori manovre degli ultimi anni (basti pensare a come ha reagito Piazza Affari).
Eppure anche questa volta le parti sociali e gran parte dei movimenti politici hanno voluto gridare forte il loro dissenso e i loro distinguo, per nascondere le loro incapacità e i loro problemi interni.
Come se in un battito di ciglia si fossero scordati che fino all’anno scorso la legge di stabilità veniva scritta dai ragionieri di Bruxelles, e che altro non era che una sfilza di tasse, balzi e balzelli senza alcuna prospettiva progettuale. Come se non sapessero quanto sia complessa l’elaborazione di una legge finanziaria e che non avrebbero sicuramente saputo fare di meglio. Ma la critica strumentale è il sale della vita per i vari Camusso, Angeletti, Vendola, Maroni, Grillo,La Russa, Bondi Monti… Tutti simboli più o meno evidenti di un’Italia provinciale e ignorante. Enrico Letta, Angelino Alfano, il ministro Saccomanni e l’intero governo hanno dato prova delle loro capacità e dimostrato quanto siano differenti dai loro colleghi di maggioranza e non.
La giornata di ieri è stata anche segnata dalla “civile” approvazione, poi rimandata, in sede di Commissione deliberante, dell’ assurdo reato di negazionismo. Caro presidente Napolitano e cari ipocriti benpensanti, perbenisti e conservativamente filoisraeliani, il rispetto dovuto alle vittime della Shoah dovrebbe insegnare quanto sia pericoloso e anacronistico, oltre che incostituzionale, punire e reprimere con la giustizia penale un’opinione, per quanto possa contrastare con ogni generale evidenza e sia moralmente inaccettabile. Non sarebbe stato forse più civile adoperarsi, anche solo con metà della determinazione con la quale si è voluto inserire il negazionismo tra i reati del Codice Penale, per garantire le esequie a chi ormai non appartiene più a questo mondo? Evidentemente il sindaco Marino era cinicamente occupato a contare quanti negazionisti potrà far arrestare.
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