Una festa all’insegna dell’austerity, in linea con la sobrietà a 360. La Pasqua degli italiani è stata all’insegna del risparmio.
Nel servizio del Tg2 si pone in risalto come gli italiani in tempi di crisi siano costretti a rivedere i loro concetti di “festa, festeggiamenti e vacanze”. Il 70% circa è rimasto nelle proprie case abbandonando l’idea di un viaggio o di una gita fuori porta. E non poteva essere altrimenti visto che la crisi che sta attanagliando il Paese.

Un calo del 10% rispetto allo scorso anno. Cala a picco il giro di affari turistici. Un decremento del 4% che costituisce un campanello d’allarme.
Come se non bastasse, a questo, si aggiunge il tempo brutto. Gli italiani che hanno preferito rimanere a casa al massimo si sono concessi una passeggiatina ma, con il maltempo anche questa voglia è stata all’insegna della tristezza. Pochissimi gli stabilimenti balneari che hanno deciso di inaugurare la stagione estiva con l’apertura pasquale e le spiagge restano ancora deserte.
La crisi economica, sta prosciungando le finanze familiari.
La crisi dei consumi in generale e turistici in particolare delle famiglie italiane non accenna a diminuire, nemmeno in un periodo tradizionalmente festivo.

La tavola è un piacere che ricrea quel gusto conviviale tipicamente italiano, che ha contagiato tutto il mondo, di stare insieme intorno ad una tavola, per ritrovarsi, fare conversazione, commentare ed assaporare pietanze raffinate e buon vino. Non macchiamoci la coscienza con l’inutile la strage di creature viventi che alimenta ogni giorno l’industria della carne, e che riesce ad essere ancora più esecrabile quella di agnelli e capretti che trova il suo massimo orrore in occasione della Pasqua, costando la vita a milioni di animali in tenera età uccisi barbaramente. Strappati alle madri nei greggi, che trascorrono giorni interi cercandoli e disperandosi, sottratti ai loro giochi spensierati per essere ammassati su furgoni che li portano verso la morte, senza più un filo di voce per i belati di terrore che emettono fino all’ultimo istante di vita.
Tutto questo in nome del consumismo. Un cocktail di crudeltà, business, ed ignoranza. Un’ulteriore dimostrazione di come sia l’uomo l

Occorre rivedere una concezione di tipo gerarchico in cui l’essere umano sta, per così dire, in cima, sotto e in basso tutte le altre cose: elementi naturali, piante, animali.
In questa errata concezione, il rispetto e l’insieme dei diritti riguardano soltanto l’essere umano, tutto il resto è in funzione strumentale del medesimo.
Varrebbe la pena riflettere che non é un obbligo e, ritrovarsi insieme, non vuole dire per forza sgozzare senza stordimento, quello che ci troviamo nel piatto!




