Ultimamente, sia per le mie letture sia per quello che sto scrivendo, mi trovo spesso a riflettere sulla figura degli amanti "classici": lui e lei che finalmente si incontrano in un sublime atto d'amore.
Romeo e Giulietta, gli innamorati del lai di Yonec, Oscar e André, i protagonisti di Hero.
Poveretti, li compiangiamo per il poco tempo che è stato loro concesso. Li additiamo a esempio di vero amore. E lo sono, intendiamoci, non voglio sminuirli.
Ma poi, deposti i libri e spenta la TV, tuo marito torna a casa dal mare con cinquanta litri d'acqua e un pesce di 2 cm. Ti mette a soqquadro il soggiorno spargendo generosamente acqua, sale e sabbia. Quando si sveglia, il suo primo pensiero è la sopravvivenza del suddetto pescetto (un sarago, per la cronaca).
E tu lo sai che, senza l'amore che vi sostiene, vi sareste già mandati a cagare da tempo, lui con le sue passioni ingombranti e tu col tuo brutto carattere.
Ecco, noi non abbiamo avuto l'inizio col botto, le stelline negli occhi, la passione bruciante. Non eravamo tiepidi, questo no, ma non eravamo amanti da romanzo: due persone che si sono innamorate e che quasi subito sono andate a vivere insieme.
Due persone che, non so lui, ma io le farfalle nello stomaco le sento ancora.
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