Ha destato scalpore l’uscita di scena di Cesare Geronzi, il banchiere per antonomasia se ce n’è uno, da Generali dopo una turbolenta assemblea. Ma avrà di che consolarsi visto che il gruppo gli ha accordato una liquidazione di 16,6 milioni di euro. E in Generali Geronzi c’era solo da meno di un anno, quindi 48mila euro lordi per ogni giornata di lavoro.
Non è nuovo Geronzi a ricevere somme di questa entità: nel 2007 Capitalia, prima di fondersi con Unicredit, gli assegnò un premio alla carriera di 20 milioni di euro dopo 25 anni di governance.
Profumo, che l’anno scorso lasciò proprio Unicredit per dei dissapori con i soci soprattutto sulla questione della quota libica, si intascò 40 milioni, spalmati però sui 15 anni di rapporto di lavoro.
Altra buona uscita record fu quella di Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia andatosene dopo una battaglia con Geronzi, che si portò a casa 31 milioni.
Sempre per rimanere in tema Geronzi, con tutta probabilità il nuovo presidente delle assicurazioni di Trieste sarà Gabriele Galateri, ora presidente di Telecom, a cui spetterebbe ovviamente una buona indennità qualora lasciasse l’incarico in corso, bissando così gli 8 milioni di bonus ricevuti nel 2007 per appena 4 anni di lavoro a Mediobanca. Dall’azienda telefonica nel 2007 si dimise anche Riccardo Ruggiero, capo operativo. Come incentivo all’esodo si vide recapitare 10 milioni, più due come transazione tombale che “chiudeva qualunque rivendicazione retributiva o per danni di qualsivoglia natura”. Frasi suonate un po’ strane al tempo, forse chiarite dagli scandali Telecom Sparkle e delle sim fantasma.
Ovviamente quando si tratta di liquidazioni non si fa differenza tra buona e cattiva amministrazione. Carlo Puri Negri, vicepresidente operativo di Pirelli, pur lasciando il gruppo con oltre 300 milioni di perdite, guadagnò 12 milioni di euro dopo la sua dipartita.
Ma il record in quanto a indennità, e forse pure di mala gestione, spetta a Cesare Romiti che, nonostante avesse infilato la Fiat in una crisi da cui difficilmente si sarebbe salvata senza gli aiuti pubblici, rimpinguò il conto in banca con 101 milioni di euro nel 1998, dopo 24 anni da manager della fabbrica (ex?)-torinese.
Vai un po’ a vedere che forse essere cacciati non è poi un affaraccio.