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Povero Sole!

Creato il 11 marzo 2012 da Stukhtra

Strapazzato dai giornali

di Mario Gatti

Eh sì: povero Sole! Accusato a torto di essere la causa di terribili cataclismi che dovrebbero investire il nostro pianeta (e anche gli altri, ma forse su quelli non ci sono giornalisti dotati di fantasia fantascientifica), viene per giunta maltrattato dal punto di vista scientifico con uso e abuso di termini e concetti sui quali non sempre chi scrive ha le idee chiare. Ecco qui un esempio che parla da solo, tratto da “Il Messaggero”, versione on line:

Povero Sole!

Io mi sono rotto le palle di leggere stronzate scritte solo per far presa sui lettori senza avere la minima cognizione di causa su quanto si scrive (notare tra l’altro che l’articolo non è firmato). Per cui adesso mi diverto a smontare pezzo per pezzo questo castello di minchiate. E magari impariamo insieme pure qualcosa di interessante. Cominciamo…

Sorvolando sul termine “eruzione”, che pur essendo di uso comune evoca qualcosa legato ai vulcani, dei quali sul Sole non c’è traccia nemmeno a cercarla con il microscopio, piantiamola con questi “tsunami”. Quelli veri sappiamo bene che cosa siano e che effetti producano qui sulla Terra. Sul Sole no, non c’entrano un accidente. Esistono sì delle cose che i fisici solari chiamano “tsunami del Sole”, ma non sono parenti nemmeno lontani di quello che viene raccontato nell’articolo dell’illustre quotidiano. Si chiamano in realtà onde di Moreton e sono la controparte cromosferica del backside di un’onda d’urto associata a una CME. Non hai capito una cippa? Beh, i link ai termini tecnici li mettiamo apposta per approfondire. Oppure scrivi a “Il Messaggero” e fatti spiegare di che cosa si tratta.

Le “tempeste” non sono di tipo M, X, C o altre lettere dell’alfabeto. Così vengono classificati, secondo la potenza emessa nei raggi X, i flare (emissioni di radiazione elettromagnetica e particelle quasi relativistiche… e se non sai che cosa vuol dire puoi sempre chiedere all’anonimo autore dell’articolo). Le “tempeste” sono l’effetto di disturbo del campo magnetico della Terra (campo geomagnetico) e della capacità della ionosfera di riflettere le onde radio (con possibilità di black-out nelle frequenze più alte) associati ai flare e ad altre manifestazioni dell’attività solare, come le emissioni coronali di massa, che (quasi sempre ma non sempre) viaggiano di conserva gli uni con le altre con qualche ora di differenza. Il prefisso geo- indica la Terra, no? Quindi sul Sole di tempeste non ce ne sono. Il termine esatto, tempesta geomagnetica, indica un disturbo a diversi livelli del campo magnetico del nostro pianeta in risposta a qualcosa (flare o emissione di massa) che è avvenuto sul Sole. Gli effetti prodotti dall’aumento della densità di particelle energetiche (soprattutto protoni ed elettroni) vengono invece indicati con il termine “tempesta di radiazione”, anche se io preferisco l’acronimo inglese SEP (Solar Energetic Particles), non perché ami spassionatamente questa lingua ma perché una volta tanto rende giustizia a quanto realmente accade: non di vera radiazione si tratta, ma di impatto di particelle di origine solare con l’atmosfera terrestre. E’ però vero che poi quest’impatto, generando delle vere radiazioni ionizzanti per la “frenata” delle particelle al loro arrivo in un mezzo più denso di quello interplanetario, giustifica il nome dato al fenomeno, ossia tempesta geomagnetica.

Poi si legge che a scatenare lo “tsunami” sarebbe stata “una macchia chiamata AR1429″. Prima di tutto AR vuol dire Active Region. Poi davanti al numero c’è un “1″ sottinteso, quindi semmai si dovrebbe dire AR 11429, ma queste sono questioni di lana caprina, o se preferisci seghe mentali per fisici solari o appassionati del Sole. Quello che fa schifo (sì, proprio così) dal punto di vista scientifico è che la colpa dello “tsunami” sarebbe di “una macchia solare”. Beh, a parte il fatto che AR 11429 di macchie ne aveva addosso almeno una cinquantina (secondo il parere di chi il Sole lo osserva seriamente) quando si trovava nel suo periodo di massimo splendore (cioè un paio di giorni fa, perché adesso sta già rapidamente “invecchiando”), evidentemente a chi ha scritto l’articolo non è chiara una questione di fondo non da poco: che cosa scateni i flare e quindi gli “tsunami” di fatto non lo sa ancora nessuno. Quindi attribuirne la colpa a “una macchia solare” (hai capito bene: una) è quanto meno un peccato di presunzione.

Dopodiché siamo al delirio: il “getto di plasma… alto cento chilometri… scagliato nello spazio alla velocità di 250 chilometri al secondo con un energia… (sic!)”. Cento chilometri: la distanza tra Milano e Lugano. Sai dove se li mette il Sole 100 chilometri? La risposta non la scrivo, ma l’hai capita di sicuro. Forse 100 mila sarebbe stato più realistico, ma il fatto è che le emissioni coronali (perché di questo va delirando chi ha scritto) non hanno un’”altezza”. Non sono protuberanze solari. Poiché rimangono per così dire “confinate” nei dintorni della stella, per le protuberanze sì che ha senso di parlare di “altezza” (prendendo come livello di riferimento la cromosfera… e per sapere che cos’è scrivi al giornale). Ma le emissioni coronali viaggiano. Sissignori, si spostano, che ci piaccia o no si spostano. E qualche volta, come in questi giorni, arrivano dalle nostre parti. Poi proseguono: sono delle vagabonde spaziali. Vanno a spasso fino all’eliopausa (scrivi sempre al… basta, se no divento rompipalle). Quindi di che “altezza” andiamo cianciando? Lasciamo perdere l’energia in megatoni. Fanno sempre effetto, più dei classici Joule con annesse potenze di 10. E poi l’ha detto la NASA. Chissà perché tirano in ballo sempre la NASA? Ovvio: se lo dice la NASA fa tanto figo. Vuoi mettere se l’avesse detto un poveraccio di fisico che magari si chiamava Evasio Bergnoclòni? Non gli avrebbe creduto nessuno: garantito.

Poi c’è la velocità. Che cosa se ne fa il Sole di 250 chilometri al secondo? La risposta è la stessa di prima, quindi non la riscrivo. Per avere effetti geomagnetici, cioè per creare i presupposti (bada bene: ho detto i presupposti, non la certezza) di una tempesta geomagnetica, la velocità del vento solare trascinato via da un’emissione coronale deve superare almeno i 600-700 chilometri al secondo e può arrivare a oltrepassare abbondantemente i 1.000 chilometri al secondo. Chi ha scritto l’articolo evidentemente non sa che anche in condizioni di quiete il vento solare ha una velocità che supera comunque i 250 chilometri al secondo. E non sa nemmeno che la sola velocità del vento solare, per quanto elevata sia, non basta da sola a creare i presupposti (insisto: i presupposti, non la certezza) di effetti geomagnetici (oddio… forse dovevo dire “tsunami”). Ci vogliono altre concause che adesso non ti sto a raccontare, ma tanto per capirci è come se uno che fuma dovesse per forza finire all’ospedale in un’unità coronarica: se oltre a fumare è obeso, iperteso, diabetico, stressato e ha la colesterolemia a livelli stellari, allora sì che il rischio si concretizza.

Alla fine, il dolce: andiamo a presupporre che cosà accadrà nei dintorni di Marte. Ma cazzo, spiegaci meglio che cosa potrebbe accadere nell’orticello di casa nostra, no? Chissenefotte di Marte e delle sonde curiose che vagabondano da quelle parti. Secondo me non sapeva più che cosa scrivere per finire l’articolo è si è attaccato pure a Marte.

Perdonami lo sfogo. Non voglio passare per il sapientone di turno che vuol saperne più degli altri. Io non sono nessuno. Sono un cretino qualsiasi. Però di fronte a certe cose che leggo non mi sento più un cretino qualsiasi, ma un cretino importante (anche questa frase è tratta da Guareschi, come il Bergnoclòni, ma a me piace tantissimo e l’ho fatta un po’ mia), più importante di chi quelle cose le ha scritte. E mi sono sentito in dovere di dirlo anche a te.


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