Save The Children, mi segnalano, ha iniziato una nuova campagna pubblicitaria televisiva con immagini durissime di bambini africani sofferenti. Ho visto qualche foto. Una pratica di fundraising che ri- solleva la questione della correttezza nell’ utilizzare questa forma estrema per impressionare i possibili donatori e per raccogliere fondi. Ne avevamo già parlato (qui).
Sbattere in televisione foto di bambini gravemente sofferenti ha suscitato proteste da parte di alcuni lettori di questo blog che sintetizzo con quanto scritto da Mara: “con che cuore si possono usare immagini di quel tipo a fini commerciali, se fossero bambini europei ci sarebbero mille scrupoli, servirebbero liberatorie, interverrebbero garanti”.
“Si gioca su problemi mai risolti, malgrado investimenti immensi fatti per risolverli e affidati all’industria dell’assistenza, che, come nel caso di Save The Children, finiscono al 70% in spese di mantenimento del’organizzazione e di fund raising. E, come nel caso del Mozambico, in stipendi a gente condannata per appropriazione indebita di fondi proprio ai bambini africani. (qui)”
Che dire a Mara, penso che, come in ogni settore, si alzi il tiro della pubblicità quando le vendite iniziano a calare, anche se e i costi rimangono fissi. Ritengo, anche, che ci sono molte tecniche per raccogliere fondi e la peggiore (per tutti, donatori e ONLUS) sia quella di giocare sulle emozioni più che sulla effettiva capacità di migliorare le situazioni. Sicuramente è più facile provarci con il primo sistema.
Può anche accadere come scrive Monica Wong che: Why are children still hungry after so much money has been donated? Are these donations not working? If it’s not working, maybe I should stop giving.” Cioè che questo tipo di messaggio spettacolare abbia l’effetto contrario cioè allontani il donatore; e, più grave, la costante riproposizione di situazioni limite, assuefi alla sofferenza.
O come scrive Binyavanga Wainaina (noto giornalista e scrittore keniota) rappresentare l’Africa con i soliti, secolari, stereotipi sia utile solo all’Occidente, per sfruttarla in forme diverse: Her children have flies on their eyelids and pot bellies, and her breasts are flat and empty. She must look utterly helpless. She can have no past, no history; such diversions ruin the dramatic momenent.
E lo stile della pubblicità di Save the Children rientra pienamente in quello che è definito poverty porn, also known as development porn or even famine porn, is any type of media, be it written, photographed or filmed, which exploits the poor’s condition in order to generate the necessary sympathy for selling newspapers or increasing charitable donations or support for a given cause. Poverty porn is typically associated with black, poverty-stricken Africans, but can be found elsewhere. The subjects are overwhelming children, with the material usually characterized by images or descriptions of suffering, malnourished or otherwise helpless persons (qui)
Anche in Italia, durante la solita corsa alla raccolta fondi di Natale, si era aperto un timido dibattito sull’argomento, iniziato da Pietro Veronesi sul Venerdì di Repubblica, che ’invitava le ONGONLUS a non strumentalizzare la sofferenza e il dolore dei bambini a scopi commerciali, nel periodo natalizio.
Nella comunità dei fund raisers s’era aperto un iniziale dibattito dalla Scuola di Roma di Fundraising. Nel frattempo Medici Senza Frontiere aveva subito qualche critica per una sua campagna che utilizzava foto di bambini, ma niente a confronto di quest’ultima di Save The Children.