Praticare yoga in acqua: Woga

Creato il 04 gennaio 2014 da Simonellif

Franco Simonelli / Yoga / ambiente di lavoro, attività fisica, bile, colonna vertebrale, forza di gravita, hata yoga, principi, stress, variazioni / 0 Comments

Gli effetti benefici degli esercizi di respirazione e degli asana “a terra” vengono ampliati con lo yoga in acqua.

La pratica dell’acquayoga o WOGA comprende: stretching in acqua con gli asana dell’Hata Yoga (tecnica conosciuta in India più di 4000 anni fa) e le sue variazioni, esercizi di consapevolezza sul respiro derivati dall’antico pranayama.

Praticheremo inoltre armonizzazioni muscolari in acqua derivate dall’Eutonia, meditazioni e “lavoro” sulla simbologia del corpo. Nello yoga in acqua i movimenti del corpo per fare gli asana sono facilitati. In acqua il corpo galleggia senza difficolta’ e senza i limiti della forza di gravita’. Lo yoga in acqua risulta allora piu’ facile e piu’ divertente.

Woga è un termine composto dalle parole water e yoga e lo si può quindi tradurre come “yoga in acqua”. Sarà forse per la quasi totale assenza di gravità, per il ricordo dei nove mesi trascorsi nell’utero materno o per l’alta percentuale di acqua presente nel nostro corpo che questo fluido vitale rappresenta l’ambiente di lavoro ottimale per tante discipline fitness.

Praticare Yoga in acqua è forse una delle cose più naturali e semplici che possa esistere. Le posizioni e i principi dell’Hatha Yoga si adattano a meraviglia all’ambiente acquatico. Insieme alle Asana (posizioni statiche) c’è il Pranayama cioè il controllo e la regolazione della respirazione. L’acqua addolcisce i movimenti, sblocca le articolazioni, allunga e scioglie i muscoli, dona il giusto equilibrio psico-fisico e migliora le capacità di concentrazione. Lavorare in acqua è utile perché allontana le tensioni negative, previene lo stress, l’insonnia e l’ansia. Per lavorare in piscina non occorrono prerequisiti particolari. Non è indispensabile saper nuotare; gli esercizi sono eseguiti in piedi, seduti sul fondo della piscina ma anche in galleggiamento con l’ausilio di particolari supporti. Tramite la pratica del Water Yoga è addirittura possibile superare la paura dell’acqua.
La temperatura della piscina dovrebbe essere intorno ai 30°C. Gli esercizi eseguiti sono per la maggior parte statici è per questo che la temperatura del fluido deve essere abbastanza alta.

Chi può praticare il Woga

Essenzialmente tutti ma in particolare:

  • Le donne in gravidanza. Aiuta le future mamme a rilassarsi prevenendo eventuali affaticamenti alla colonna vertebrale classici durante i nove mesi. Per il feto è utilissimo poiché migliora il trasporto di ossigeno. L’acqua realizza un massaggio generale sull’intero corpo e aiuta la circolazione sanguigna. Durante la gravidanza la capacità di equilibrio diminuisce, è per questo che alcune Asana dello Yoga devono essere evitate. Con l’esecuzione in acqua si risolve anche questo problema. Inoltre una pratica costante potrebbe preparare la futura mamma ad un eventuale parto in acqua.
  • Le persone di terza età. Il carico articolare ridotto permette anche a soggetti avanti con gli anni di eseguire posizioni spesso impossibili a terra. Riduce inoltre tutti quei fastidi articolari che sopraggiungono con gli anni come artriti e reumatiti.
  • I soggetti che hanno subito traumi o interventi chirurgici necessitano a volte di un periodo di riabilitazione. Il Woga rappresenta spesso un valido protocollo di lavoro a seguito di fratture ossee o periodi di inattività fisica.
  • Le persone in medio o forte soprappeso. Sovente gli obesi hanno difficoltà a svolgere una corretta attività fisica a terra a causa del peso corporeo esagerato e dell’eccessiva pressione che esso esercita sul sistema muscolo-scheletrico. L’acqua riduce il carico articolare permettendo a tutti di eseguire una corretta attività fisica. In questi casi comunque è bene integrare il Woga con un lavoro aerobico a terra specifico che consenta la riduzione del tessuto adiposo.

Fonti: Watsu, Benessere.com


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