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Precari appesi a vita al telefono

Creato il 06 agosto 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Precari appesi a vita al telefono

Nel monumentale, ma sostanzialmente inconcludente, decreto Sviluppo fortemente voluto dal “super” ministro Corrado Passera tra semplificazioni, una riforma degli incentivi alle imprese, il credito d’imposta per la ricerca e l’udienza filtro in appello si è infilata una norma che ben poco c’entra con lo sviluppo e con la crescita. Si tratta anzi di un passo indietro di anni per quanto riguarda i diritti dei lavoratori.

Il comma sette dell’articolo 24 bis recita così:

7. All’articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni, dopo le parole: «rappresentanti di commercio» sono inserite le seguenti: «, nonché delle attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center “outbound“ per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a progetto è consentito sulla base del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento.

Risparmiandovi il dedalo di commi a cui il decreto rimanda, queste poche righe sentenziano che chi lavora nei call center può lavorare tutta la vita con contratto a progetto. Figli di un dio minore, visto che per gli altri lavoratori vige la legge di assunzione a tempo determinato alla scadenza del secondo contratto di tre mesi.

Solo un deputato ha protestato, è Giacomo Portas, indipendente del PD, che ha fondato in Piemonte un suo movimento chiamato I Moderati. Curiosamente si tratta di un palese conflitto di interesse, visto che Portas è il proprietaria della società Contacta che opera proprio nel settore dei call center. 

Si è così espresso in Aula e ai microfoni dei cronisti:

Questa norma che consente di non stabilizzare i lavoratori dei call center è inaccettabile. Qualcuno m’ha detto che il mio è stato finora l’unico conflitto di disinteresse della legislatura, ma voglio essere chiaro: non sono un santo, mi piace guadagnare, ma nell’azienda che ho contribuito a fondare, di cui sono stato socio per anni e con cui ora continuo a collaborare, di co.co.pro. non ne abbiamo fatti in 12 anni e non li faremo mai.

Tutti i dipendenti (2.200 ndr) sono stati assunti assunti col contratto nazionale delle telecomunicazioni: rispetto alla proposta del governo, per capirci, si passa da 8-9 euro l’ora a 20. Si parla tanto di crescita e io dico che ci sono 2 miliardi di fatturato libero per l’Europa in questo settore che potremmo portare in Italia creando lavoro vero.

Così non si contribuisce a fare dei call center una moderna industria dei servizi, in cui fai l’outbound, ma anche la ricerca, l’inserimento dati, il marketing: per noi, per dire, l’attività di call center nel senso stretto è il 25-30% del fatturato. Puoi fare margine anche rispettando i diritti delle persone, basta puntare sulla formazione e sulla qualità di gente che non è facilmente sostituibile: avere lavoratori preparati ti fa trovare commesse migliori, pagate meglio.

La conclusione è ferale ma sacrosanta:

Parliamo sempre di crescita e di rilancio dei consumi, ma quanto può consumare uno che guadagna 700 euro al mese?”.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano, senato.it


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