Predestination non è un cinepanettone: infatti non è uscito a Natale e dintorni.
Predestination non è manco un film comico.É solo un film intelligente. Particolare.
Per Martoniani*? Potrebbe essere, non essendo caratterizzato da record di incassi.Ma non è nemmeno caratterizzato da una recitazione importante, in effetti.Interprete principale della vicenda è infatti la storia tratta dal libro All You Zombies di Robert Anson Heinlein pubblicato nel 1959. In italiano lo si può trovare in diverse antologie sotto due titoli differenti: Tutti i miei fantasmi o il più letterale Tutti voi zombie.
*Fans di Martone.
Questo lungometraggio ben diretto e sceneggiato dai fratelli Peter e Michael Spierig parte come un giallo e si sviluppa in maniera... Particolare, appunto.Il rischio spoiler è altissimo, ma starò ben attento a tenermici a distanza.C'è una bomba devastante che deve esplodere a New York e i nostri eroi sono tutti intenti nelle indagini per scongiurare l'imminente pericolo.Dopo poche scene viene espressamente comunicato allo spettatore che la vicenda sarà condita con salti spazio temporali: brividi esiziali salgono maligni lungo la spina dorsale.L'artificio del salto temporale viene sempre utilizzato per coprire l'assenza di idee, maledizione!
E mo che faccio? Sono uno di quei pochi ad aver pagato il biglietto per vederlo... Resto al mio posto. Stoicamente.D'altronde, come ben suggerisce l'agente spazio-temporale/barista Ethan Hawke alla gnocca imbruttita per ragioni di trama Sarah Snook: 'Non è mai troppo tardi per essere chi volevi essere'.Ed io decido di essere spettatore fino alla fine, per bacco!
'Ciascuno usa il prossimo per il proprio tornaconto', dice una disillusa Snook dopo varie peripezie che l'allontanano progressivamente dal candore: 'Diveniamo solo i resti di ciò che eravamo'.Ero uno spettatore pieno di entusiasmo; sono divenuto uno spettatore pieno di paure.
I salti spazio temporali generano distorsioni, come ben sappiamo fin dal gradevole Lost in Space con William Hurt: tanti sono i fili che si sviluppano complessamente intrecciandosi fino alla fine. Troppo pure per i Martoniani, forse.Qui Ethan Hawke lo sperimenta letteralmente sulla propria pelle: il rischio di esagerare coi salti è quello di far saltare l'equilibrio mentale.I vari piani del reale si confondono e lui è assai bravo a trasmettere questa confusione, già realizzata precedentemente in Memento per altre vie o nel libro 'La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo' di Audrey Niffenegger.
Ma sono davvero bravi anche i due fratelli a far scoprire molto lentamente quello che accade: la matassa si dipana sequenza dopo sequenza, sapientemente, fino al mirabolante colpo di scena finale, una sorta di uroboro.
Il film è naturalmente consigliato. A tutti, Martoniani inclusi.
Consci di aver generato un prodotto da brindisi e assai particolare, i due fratelli chiudono i titoli di coda ringraziando i sei whisky che appaiono nelle varie scene.
Dedicato a chi deciderà di restare al proprio posto fino alla fine. Stoicamente. Non se ne pentirà.
Prosit.