Fiorito, trenta mila preferenze nella regione Lazio. Bruciate completamente in una gestione – secondo i magistrati – piuttosto disinvolta dei soldi pubblici destinati ai gruppi politici. Trentamila persone dunque hanno avuto fiducia in Fiorito e nelle sue capacità politiche.
Deluse? Credo proprio di sì. Magari pensavano di votare un politico che facesse gli interessi dei cittadini e non certo qualcosa di diverso, che rappresenta quanto di peggio esista nella politica.
Dunque il quesito, davanti a questi scandali, è d’obbligo: preferenze o non preferenze? Il tema, dal forte sapore shakesperiano, è caldo ed è attuale, visto che si sta discutendo della nuova legge elettorale, e visto che c’è chi si adopera per reintrodurre a forza il sistema proporzionale puro.
La risposta però non è agevole e coinvolge tesi politico-giuridiche che si contrappongo fra di loro e che spesso offrono visioni diametralmente opposte e allo stesso tempo valide della convenienza dell’uno o dell’altro sistema: quello delle preferenze e quello delle non preferenze; quello del sistema proporzionale e quello del sistema maggioritario.
Colpisce semmai il fatto che qualche opinionista ritenga opportuno tenersi il porcellum semplicemente perché esistono personaggi come Fiorito e altri che abusano del mandato ricevuto per farsi gli affari propri a spese del cittadino. È un po’ come se per combattere efficacemente le malattie, si ritenesse risolutivo sopprimere chi le contrae.
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La verità è che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma è certo che il cittadino deve avere il pieno diritto di scegliere il proprio rappresentante e non lasciare che tale scelta sia fatta nelle stanze di una segreteria di partito, con o senza Fiorito e affini.