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Preferisco credere

Creato il 29 maggio 2011 da Malvino
"Io me lo ricordo, il 93-94. [...] Tanta gente [...] ci credeva veramente, specie a Milano: non tanto nella rivoluzione liberale - non glien'è mai fregato niente a nessuno - quanto nell'efficientismo come valore, nella sburocratizzazione dello Stato, nella modernizzazione di una classe politica decrepita"

Preferisco credere che Alessandro Gilioli abbia dei vuoti di memoria, sennò devo sospettare che nell'essere strasicuro della sconfitta di Letizia Moratti voglia fin d'ora riporre il diritto dei vincitori, quello di riscrivere la storia, concedendo ai vinti al massimo la buona fede dei fessi. Occorre dire, infatti, che la i sembra assai poco corretto dire che della Il consenso che Silvio Berlusconi intercettò nel 1994 non si spiega solo con
"gioiosa macchina da guerra" contro la quale Silvio Berlusconi scese in campo non rappresentava un momento di modernizzazione della classe politica, non aveva nel suo programma la sburocratizzazione dello Stato e soprattutto era segnata da un forte pregiudizio (culturale prim'ancora che politico) su ogni genere di efficientismo: il Polo delle Libertà le era alternativo, almeno a chiacchiere. Perciò m rivoluzione liberale "non glien'è mai fregato niente a nessuno": è come dire che, quando cadrà Silvio Berlusconi, avrà vinto Achille Occhetto.
"i riciclati del Psi o della vecchia Dc che si buttavano come cani sull'osso" e con chi fu illuso dal "mito del "se farà con l'Italia quello che ha fatto con il Milan finalmente qualcosa vinceremo anche noi"": dal basso saliva l'idea di un progetto alternativo a quello cattocomunista, l'unico che Tangentopoli aveva lasciato in piedi sullo scenario politico, e almeno quest'idea aveva i caratteri dell'istanza liberaldemocratica. Silvio Berlusconi la conquistò, la stuprò e le fece partorire un mostriciattolo clericofascista.
Non lo votarono soltanto gli orfani del Caf e chi volle credere nelle sue taumaturgiche doti di uomo del fare: lo votarono anche quelli che erano terrorizzati all'idea di un paese come sarebbe piaciuto a Moro e a Berlinguer, ed erano elettori sinceramente liberali.


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