“Ti auguro di vivere in tempi interessanti”
Premessa
A nove mesi dal 21 dicembre 2012 davvero non si sa più a cosa credere. Il tempo delle dimostrazioni scientifiche è finito da un pezzo, non ci restano che il buon senso e l’intuito. Da generazioni qualcuno ci tiene all’oscuro del 90% dello scibile umano. Abbiamo studiato la storia, la geografia, la fisica, persino la matematica su testi scolastici sbagliati da cima a fondo. Qualcuno ha persino approfondito, in biblioteche reali, foderate di montagne di libri scritti benissimo ma tutti costruiti su premesse adulterate, se non fasulle. Non si sa più a che fonte appigliarsi. Pur pescando a piene mani nell’otre della filosofia e nel barattolo della scienza e mettendo tutto nel calderone per cercare di tirare le somme, la congiuntura appare davvero paradossale. L’unica cosa certa è che stanno cercando di fregarci ed è probabile che ci riescano anche stavolta. Non resta che aggrapparsi alle sensazioni e far da sé.
Segue dunque la prima stesura del resoconto intuitivo della preistoria, nel minor numero di post, per recuperare il tempo perduto. Mi rendo conto che è impresa ardua più per chi legge che per chi scrive, ma se hai un pò di tempo libero ti suggerisco di non mollare. Cercherò di essere sintetico (che per un ecologista è ancora più difficile) e di usare termini intuibili. Per rendere il tutto meno credibile cercherò, ove possibile, di essere volgare.
Lucy
Archeologia antropologica
A prescindere dai suoi precedenti su cui per ora non intendo pronunciarmi, 10 milioni di anni fa, il pianeta Terra poteva dirsi pronto ad ospitare forme di vita estremamente complesse. E ce n’erano. Minerali, vegetali e animali. Ma ancora non c’era l’uomo e neppure, pare, gli ominidi.
Secondo l’archeologia accademica, i primi frammenti attribuibili ad ominidi sono databili a circa 5 milioni di anni fa. Il reperto di corpo ominide più antico di cui siamo in possesso è ufficialmente l’africana “Lucy”, datata a 3,2 milioni di anni fa, chiamata scientificamente Australopithecus Afarensis. Lucy si diede da fare e la sua progenie evolse nell’Australopithecus Robustus, nell’Australopithecus Africanus e finalmente nell’Homo Habilis. I primi Habilis sono stati trovati in Tanzania, nella gola di Olduvai. Poco più di un metro di altezza, braccia lunghe come quelle di Lucy nonostante fosse trascorso un buon milione di anni, la scienza attribuisce a questo gruppo di ominidi la paternità di un balzo da gigante nell’evoluzione che avrebbe portato agli attuali umani. Gli Habilis, a differenza dei loro predecessori Australopitechi, sono ritenuti “socievoli”. La dimostrazione è che essi talvolta usassero condividere il cibo con altri del branco. Passi da gigante.
A circa 2 milioni di anni fa è databile la realizzazione più o meno fortuita del primo utensile.
Ad un milione di anni fa risalgono i primi segni di presenza ominide noti fuori dall’Africa. E’ l’Homo Erectus. Si intende anche in senso verticale. Si ritiene che avvenne una sorta di migrazione degli ominidi dall’Africa all’Asia e all’Europa. Passarono i secoli, i millenni, praticamente trascorse un altro milione di anni, prima di arrivare alla preistoria che ci riguarda davvero da vicino, quella che comincia 25.625 anni fa. In questo milione di anni l’Erectus evolse, si fa per dire, in Neanderthalensis ed in Sapiens. Nella pratica, qualcuno scoprì come tenere acceso un fuoco e le punte di pietra venivano a tutti un pò più dritte. Passi da gigante, insomma.
La Venere di Willendorf
Da qui in poi, però, i tempi evolutivi si stringono a vista d’occhio.
Se in 5 milioni di anni, dai primi Australopitechi all’Homo Sapiens, il progresso era consistito nell’essersi raccolti in branchi, essersi passati una banana senza azzannarsi ed aver appreso ad utilizzare qualche utensile di pietra, da quel momento in poi si smise di scherzare. 25.000 anni fa nasce l’Homo Sapiens Sapiens e – in men che non si dica – si estinguono tutti gli altri (i due eventi potrebbero essere accaduti anche in ordine inverso). Il Doppio Sapiens nuovo di zecca non solo sa sbrecciare la pietra, la sa persino scolpire. Risale a 24.000 anni fa la Venere di Willendorf, la più antica espressione artistica di scultura umana a noi nota. E’ più recente, 16.000 anni fa, il primo dipinto concessoci dal tempo. Rinvenuto in una grotta sotterranea in provincia di Valencia nella Spagna orientale, è la rappresentazione di una donna che raccoglie il miele da un alveare e lo mette in un cesto stando aggrappata a una scala di corda intrecciata. Il Doppio Sapiens non solo scolpisce e dipinge, ma balla, danza, intreccia corde e fa stramberie. Lo dimostrano i graffiti risalenti a 15.000 anni fa scoperti in una grotta in Francia in cui è rappresentato uno stregone nell’atto di svolgere una danza rituale. Alla stessa epoca risale il primo arco.
12.000 anni orsono termina l’ultima glaciazione e da quel momento non ci ferma più nessuno. Non passano neanche mille anni che viene fondata la prima città, Gerico, e si comincia a coltivare.
5.000 anni fa, siamo ormai intorno al 3.000 Avanti Cristo, si registra la prima ondata di urbanizzazione planetaria della cosiddetta preistoria. Le tribù si raccolgono in villaggi sempre più popolosi, gli insediamenti e le metropoli si moltiplicano sui cinque continenti. L’agricoltura è l’attività ‘economica’ a fungere da coagulante e si aggiunge all’ozio, alla raccolta ed alla copula nel computo delle attività umane prevalenti.
Allo stesso periodo risalgono i primi reperti che testimoniano la propensione del Doppio Sapiens alla scrittura, alla metallurgia, all’allevamento, all’idraulica e via discorrendo. Insomma, tenendo conto che la maggior parte di ciò che c’era è andato perso, possiamo dire che intorno al 23.000 a.c. gli uomini avevano struttura fisica e strumenti intellettivi paragonabili a quelli dell’uomo attuale e dal 3.000 a.c. anche gli strumenti per sopravvivere dignitosamente.
Figura 1 - Le due preistorie e la storia