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Preludio e fuga, op. 696

Creato il 29 maggio 2013 da Spaceoddity

http://www.shockdom.com/webcomics/fumetticrudi/2013/01/18/cervelli-in-fuga/Perché non ce ne andiamo dall'Italia?

Quand'è che è un peccato andarsene?
Quand'è che gli altri non la prendono più come una rinuncia, ma un atto di coraggio e di autostima?
Io non ho mai amato l'Italia, meno che mai Palermo, che anzi detesto. Certo, a Palermo ho praticamente tutto quello che ho fatto, la quasi totalità degli affetti che mi sono costruito, ma sul piano professionale tutto quello che vedo a Palermo è solo passato, non c'è futuro.
Che senso ha combattere per i posti che ancora ci sono? Per entrare in quelle aziende che ancora non sono chiuse? Non si insegue una posizione di controllo e di privilegio, ma solo un belvedere il più al sicuro (cioè, il più lontano) possibile da una catastrofe.
Quando mi dicono resisti, quando sostengono, quasi rimproverandomi, che sarei un perdente se me ne andassi, mi chiedo quale battaglia pensano tutti che io abbia ingaggiato. In nome di cosa dovrei rimanere qui? In nome di quale prospettiva di lavoro? Di un paese senz'anima e senza spina dorsale?
O ci si dovrebbe forse arrendere a un mercato che, mentre crea sempre più falsi giovani, relega una fascia d'età sempre più ampia all'inutilità sociale e statistica? A un mercato che rosicchia senza posa l'arco temporale nel quale si ha modo per sfruttarti con l'alibi dell'inesperienza buttando fumo negli occhi?
Solo chi ha interesse a sbaragliare la pace sociale può far riferimento al cosiddetto posto fisso, salvo poi negarne la possibilità reale. Il miraggio del posto fisso inteso come stipendificio non mi interessa: io voglio una strada sempre aperta per nuovi lavori, rimboccarmi le maniche per fare e per rinnovarmi.

Pere Borrell del Caso - Fuga dalla critica

Fino a che età si ha titolo per agire sulla propria vita senza essere e apparire inopportuni o dissennati? Fino a che età ci si può sentire al riparo dai discorsi inutili che ti pongono l'eterno (falso) problema: e tutto quello che hai fatto finora? Gli unici sprechi sono quello del futuro e l'ignoranza delle proprie ragioni passate.
Che stiamo facendo, tutti quanti? Finora ho avuto un lavoro per il quale ho desistito. Ora che è venuto a mancare quest'alibi, se la strada intrapresa da più di dieci anni non ha sbocchi in un numero ragionevole di lustri, non vedo ragione per non tentare la carta di soluzioni diverse.
E così si dissolve quell'unico senso di rammarico che qualcuno potrebbe provare lasciando il certo per l'aleatorio, la sicurezza per un fantomatico impiego a scadenza. E mi domando, a parte gli impegni reali presi, per quel tanto che serve ad assolverli, quali siano le ragioni per cui non ce ne andiamo dall'Italia.


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