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Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
Sat, 22 Mar 2014 20:42:04 GMT
Philippe Daverio
Oggi nell’Aula Magna Galileo Galilei dell’Università degli Studi Padova a Palazzo del Bo la Giuria dei Letterati ha selezionato i cinque romanzi finalisti del Premio Campiello Letteratura.
I cinque scrittori che rientrano nella rosa dei finalisti sono:
Michele Mari con “Roderick Duddle” ed. Einaudi
Mauro Corona con “La voce degli uomini freddi” ed. Mondadori
Giorgio Fontana con “Morte di un uomo felice” ed. Sellerio
Fausta Garavini con “La vita di Monsù Desiderio” ed. Bompiani
Giorgio Falco con “La gemella H” ed. Einaudi.
La Giuria che ha votato i finalisti quest’anno è composta dalla presidente Monica Guerritore, Riccardo Calimani, Philippe Daverio, Paola Italia, Nicoletta Maraschio, Luigi Matt, Salvatore Silvano Nigro, Ermanno Paccagnini, Silvio Ramat, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.
Quest’anno il premio “Opera prima” è andato a Stefano Valenti per “La fabbrica del panico” edito da Feltrinelli.
Il meccanismo, evidentemente efficace, ideato per proclamare il vincitore è rimasto immutato dall’esordio del Premio: una duplice giuria, una tecnica ed una popolare. La prima preposta a nominare i cinque finalisti, la seconda giuria invece, che varia ogni anno ed è composta da 300 lettori, è chiamata a scegliere il vincitore. Il Premio Campiello ha costruito la sua identità e la sua forza proprio sull’idea della doppia giuria ricavandone almeno due vantaggi: ha inaugurato per primo la formula di una giuria popolare, formula adottata in seguito da altre manifestazioni e l’essere considerato in breve tempo uno dei premi più prestigiosi.
Il premio fu istituito infatti nel 1962 dagli industriali veneti da sempre predisposti ad offrire il loro contributo alla promozione e alla diffusione della narrativa italiana e ad incentivare il piacere per la lettura. La prima edizione si svolse nel 1963 a Venezia nell’isola di San Giorgio e vide premiato il romanzo di Primo Levi “La Tregua”. In seguito il Premio fu ospitato nei luoghi più rappresentativi della storia e della cultura della città come il teatro La Fenice e il Palazzo Ducale. Da anni il premio si impegna a segnalare al grande pubblico di lettori autori e romanzi degni di attenzione.
Oggi il Premio è ritenuto non solo tra i più prestigiosi ma tra i più importanti nel panorama editoriale italiano.
Il nome “Campiello” in onore della commedia di Carlo Goldoni vuole evocare la Venezia settecentesca delle calli e dei campielli, col suo mondo affollato da personaggi di ogni ceto sociale di cui l’autore seppe ben rappresentare storie vizi e virtù. Il campiello nelle città veneziane è una piazzetta ristretta, più piccola di un campo appunto, nella quale sboccano le calli. Di solito, sebbene piccoli, erano un punto focale di incontro delle persone, centri della vita sociale di un quartiere. E spesso nei campielli si trovava “la vera da pozzo” fondamentale per la città in quanto unica fonte di approvvigionamento d’acqua potabile. Ed è per questo che il Premio che viene attribuito al vincitore è la riproduzione in argento di un pozzo veneziano. Sulle prime sembrerebbe un’idea bizzarra eppure l’idea di associare la letteratura ed i libri ad una piazza centro pulsante di vita non è certo un caso. E l’effige del pozzo di acqua potabile ci ricorda che la letteratura, nonostante tutto, rimane l’unica fonte di “approvvigionamento” che possiamo avere.
Di Michela Iovino.