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Premio Campiello: finalisti e curiosità

Creato il 27 agosto 2011 da Temperamente

Premio Campiello: finalisti e curiosità

Settembre: mese del rientro (al lavoro e in se stessi). E mese del premio Campiello. Il 2 del mese venturo saranno premiati i cinque finalisti, e il giorno seguente sarà decretato il vincitore.
Impossibile ignorare uno dei più importanti appuntamenti letterari dell’anno – sebbene manifestazioni simili ma meno celebri spesso risultino altrettanto valide –: avvicinandosi, dunque, il fatidico giorno, noi di Temperamente vogliamo fare qualche breve cenno ai romanzi che “rischiano” di aggiudicarsi il premio Campiello 2011. E lo faremo in modo un po’ insolito: pubblicando gli interventi di ciascun finalista nel corso della conferenza di sabato 30 luglio a Cortina.

Maria Pia Ammirati, Se tu fossi qui, Cairo editore

Premio Campiello: finalisti e curiosità

Ernesto Ferrero, Disegnare il vento, Einaudi

Premio Campiello: finalisti e curiosità

Giuseppe Lupo, L’ultima sposa di Palmira, Marsilio

Premio Campiello: finalisti e curiosità

Federica Manzon, Di fama e di sventura, Mondadori

Premio Campiello: finalisti e curiosità

Andrea Molesini, Non tutti i bastardi sono di Vienna, Sellerio

Premio Campiello: finalisti e curiosità

C’è poi un Campiello del quale si parla meno, che merita però di essere valorizzato. Ed è il Campiello Giovani, che si propone di premiare giovani penne, quelle di ragazzi fra i 15 e i 22 anni. Che futuri grandi autori italiani si trovino fra loro?  Intanto, questi scrittori in erba si sono cimentati nella stesura di un racconto, e sono arrivati in finale. Sono:

Mattia Conti, Pelle di legno: un bildungsroman brianzolo. La crescita alla vita di Natale Vespucci, tra Lecco e Oggiono. Veglie intorno al camino la sera, il 25 luglio del ’43 e l’arrivo della ventenne spagnola e del suo bambino appena nato, partigiani e repubblichini. Notevole tenuta narrativa, lingua spedita, fresca, di rara felicità espressiva. Una tranche de vie popolare e corale, rivissuta attraverso gli occhi di un ragazzino, che non può fare a meno di guardare al di là delle nuvole quando sulla terra non riesce a trovare “qualcosa di buono”.

Martina Evangelisti, Rose rosse: una giovanissima zingara seduce con la sua bellezza e il suo fascino taciturno, resistente ad ogni richiamo, il popolo variegato del mercato di una città di provincia. Quando si scopre incinta, il turbamento di tutti aumenta ancora di più. In un viottolo, abbandonata e riversa, la trova un giovane architetto, che contro tutto e tutti, anche contro la sua volontà, se ne innamora, ma quando decide di accettare questo impossibile sentimento e di prendersi cura di lei, scopre che esistono destini contro cui neppure l’amore può combattere. Una scrittura netta e dominante, fatta di silenzi e di pennellate forti, traduce con grazia e rabbia una storia difficile da raccontare, e riesce nell’impresa rivelando un talento che promette.

Stefano Pietrosanti, Il giorno che fecero l’Unione: in uno scenario fantapolitico, una speculazione finanziaria di portata internazionale mina la sopravvivenza delle nazioni europee e minaccia la nascita di una Nuova Unione, dove nelle piazze risuona l’Inno alla gioia e sulla bandiera campeggia il motto di Mazzini: God and the people. Un’idea originale e una scrittura nervosa e veloce, dalla prospettiva vertiginosa.

Luzia Ribeiro Da Costa, Nonostante tutto: come raccontare il dramma dei desaparecidos, i vuelos de la muerte, l’orrore della Capucha? Forse si può partire dallo zaino di una bambina abbandonato su un marciapiede, da un fotografo di gare nautiche e da un viaggio attraverso le strade di Buenos Aires alla ricerca di una figlia rapita e ritrovata, ma che non riuscirà più a parlare. Un racconto che, con mano sicura, torna incredibilmente a ripetere la storia di un passato troppo atroce per poter essere ricordato.

Martina Zago, Inshallah: il Maestro e Amir, il poeta cieco e il suo giovane apprendista, in viaggio da Istanbul a Granada, dove il Maestro ritorna per ritrovare i segni di un amore impossibile e fatale. Una narrazione poetica e potente, dove le voci, in un intreccio calibrato e sapiente, raccontano paesaggi, uomini e cose con la precisione del miniaturista e il fascino di una qasidah: un’ode d’amore alla donna amata, a Granada e alla poesia.

(recensioni tratte da http://www.premiocampiello.org/)


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