Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) sono state prodotte per la prima volta nel 2006 dal gruppo del professor Shinya Yamanaka dell’Università di Kyoto, vincendo i premi Wolf e Nobel per la medicina. Sono cellule staminali pluripotenti artificialmente derivaste da una cellula non-pluripotente – in genere una cellula somatica adulta, ad esempio della base dell’epidermide – forzando l’espressione nel fenotipo di specifici geni.
Queste metodiche hanno l’indubbio vantaggio etico di ottenere cellule staminali senza sacrificio di embrioni umani; inoltre, poiché sono tratte dal paziente stesso, non danno problemi di immunizzazione e rigetto ed appaiono quindi assai promettenti.
Le applicazioni terapeutiche che già sono state proposte e testate con successo in animali di laboratorio sono parecchie: la sclerosi laterale amiotrofica, la degenerazione maculare ed altre malattie della retina che causano cecità, gravi malattie degenerative del sistema nervoso centrale come l’Alzheimer e il Parkinson, danni al tessuto miocardico in seguito ad infarto, diabete insulino-dipendente, fratture ossee, artriti post-traumatiche, per citare solo le più recenti apparse.
Altre cellule simili e molto promettenti sono quelle tratte dalla vena del cordone ombelicale al momento della nascita: secondo la scelta della partoriente, esse possono essere donate oppure conservate allo stato congelato in vista di eventuali futuri problemi di salute del bambino (qui e qui alcune notizie recenti sul loro potenziale terapeutico).
Il “babbo” delle cellule iPSCs professor Yamanaka, neo premio Nobel per la Medicina, è molto ottimista circa l’applicabilità concreta di queste terapie: «Unn grande problema che riguarda le staminali embrionali è che vengono prodotte distruggendo gli embrioni. Credo che le cellule iPSCs che ricaviamo dalle cellule somatiche sostituiranno le embrionali appena sarà accertata la loro sicurezza». E concludendo: «Ho avuto l’onore di incontrare il Papa nel 2008 e ho avuto alcune possibilità di discutere delle mio lavoro anche con ricercatori della Pontificia Accademia delle Scienze. Indubbiamente la tecnologia basata sulle Ips può aggirare la controversia sulle staminali embrionali».