Scrivo con in bocca il secondo cucchiaino di Nutella, dopo una lunga camminata di circa una decina di ore per Venezia, direi che me lo merito, soprattutto se a farmi compagnia ci sono mille pensieri, mille idee e mille viaggi da fare, ma, soprattutto, delle decisioni da prendere e nel frattempo ho già ingerito il terzo cucchiaino, senza sentire ancora nessun senso di colpa. Tanto arriveranno domani.
Sono mesi, ormai, che continuo a martoriarmi il cervello, a chiedermi se il mio posto è qui in Italia, ma dentro di me sento sempre quel fastidio, quella sensazione di scomodo che ogni volta porta i miei pensieri verso una sola domanda: partire o non partire? Predico e bene e razzolo da fare schifo, sono la prima a spronare chi mi scrive, o chi me lo chiede, a partire per qualsiasi destinazione al mondo si voglia, semplicemente se si comincia a percepire il bisogno di pendere e partire, di levare le tende, mentre io, dopo l’Australia, ho più paura di prima.
Mi sono appena infilata in bocca il quarto cucchiaino di Nutella dopo questa frase… non so, forse spero che mi arrivi un’illuminazione, una luce dall’alto con annessa voce alla Luca Ward che mi suggerisca cosa fare, ma l’unica cosa che provo (ora sì) è un forte senso di colpa nei confronti del mio culo e dei miei fianchi.
La si fa facile, prendere e partire non è proprio una cosa da niente, non è tanto importante la distanza, è il mettersi in gioco in tutto e per tutto, è iniziare a fare i conti con l’idea che sarai sola in paese straniero, dove parlano una lingua che non è la tua, dove le tue due lauree forse contano quanto un tovagliolo del bar. È la paura di fallire e tornare con la coda tra le gambe che forse mi angoscia di più.
Il mio sguardo cade sul cucchiaino sporco di cioccolata appoggiato vicino alla tastiera. Alla fine erano mesi che non mangiavo della Nutella all’una di notte, è stato facile, ho visto il barattolo, ci ho pensato mezzo secondo, ho afferrato la posata e sapevo di entrare in un vortice di ben 4 cucchiaini, sapevo anche che mi sarebbero venuti i sensi di colpa, eppure mi andava di farlo e l’ho fatto.
A ship is safe in harbor, but that’s not what ships are for – W. Shedd.
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Prendere e partire dovrebbe essere come decidere di aprire quel barattolo di Nutella e affondarci il cucchiaio. Lo faccio perchè mi sento di farlo, alle volte pensare troppo non aiuta, anzi, ti porta a domandarti, continuamente, sempre le stesse diavolo di cose, c’è sempre un “ma, se” che se ne esce fuori dal cilindro, un cavolo di punto di domanda che si aggiunge ai 25 precedenti a cui ti sei programmata di rispondere, ma che stanno ancora nascosti sotto le scartoffie del cassetto della scrivania. Posticipi la decisione di mesi, eppure quel biglietto aereo che avevi visto qualche tempo fa, miracolosamente, ha ancora lo stesso prezzo, ma i dubbi son sempre lì, latenti, perfidi e maledettamente reali.
Beh, ogni bisogna smettere di pensare, bisogna chiudere gli occhi e cliccare quel bottone con scritto “acquista biglietto” e tirare fuori la carta di credito. Lo so che prendere e partire non è così facile come mangiarsi 4 cucchiaini di Nutella all’una di notte, che la sola controindicazione non è quella di farsi venire due maniglie dell’amore da fare invidia a un armadio a 4 ante, ma è necessario rischiare qualche volta, è necessario fare quel salto nel buio che poi ci permette di vedere tutto più chiaro.
Io credo mi butterò e mi mangerò il quinto cucchiaino di Nutella… just in case!
PER APPROFONDIRE: Mollare tutto: moda o necessità? e Come trovare il coraggio di partire