Disoccupazione?
Cassa integrazione?
Patto di solidarietà?
Crisi?
Mica per tutti è così, i soliti noti sono talmente oberati di lavori (lautamente pagati) ed incarichi (benissimo retribuiti) da non avere un attimo di pazienza.
Per loro le canoniche ventiquattr’ore di un giorno non sono sufficienti, vanno da Bruxelles a Roma, da un paesino qualunque a Strasburgo, da un consiglio comunale ad uno regionale passando per il provinciale, senza avere un attimo per tirare il fiato.
Passano da una commissione parlamentare ad un consiglio di amministrazione senza soluzione di continuità, senza poter mai fermarsi un attimo, che so, a pisciare.
Non hanno più una normale vita sessuale, lo stress, la stanchezza, le spossanti ed interminabili ore di lavoro distruggono completamente la libido che, timidamente, scompare davanti a tanta abnegazione al dovere pubblico.
No?
Ecco alcuni esempi dei 140 parlamentari indefessi stakanovisti:
Gianluca Buonanno – Lega Nord (consigliere regionale, vicesindaco, assessore comunale, sindaco)
Altero Matteoli – PDL (ministro, sindaco)
Vincenzo Nespoli – PDL (deputato, sindaco)
Nicolò Castaldi – PDL (deputato, sindaco)
Giulio Marini – PDL (deputato, sindaco)
Osvaldo Napoli – PDL (deputato, assessore)
Gabriella Carlucci – PDL (deputato, sindaco)
Mara Carfagna – PDL (ministro, consigliere)
Matteo Salvini – Lega (europarlamentare, consigliere)
Elisabettta Gardini – PDL (eurodeputata, parlamentare)
Ma non pensiate che siano solo i politici (di destra e di sinistra) ad avere doppi, tripli e quadrupli incarichi; gli industriali e gli imprenditori sono, e si sa, razza ancor più alacre e lavoratrice.
John Elkann colleziona 15 poltrone
Luca Cordero di Montezemolo colleziona 12 poltrone
Carlo De Benedetti colleziona 21 poltrone
Francesco Tatò colleziona 20 poltrone
Emma Marcegaglia colleziona 14 poltrone (ed ha dovuto dire di no alla proposta di fare il ministro: non ce la faceva, era sfiancata)
Luigi Abete colleziona 21 poltrone.
Allora pensiamo un attimo e ragioniamo bene quando diciamo, ad esempio, che i nostri rappresentanti non sono mai nelle sedi in cui li abbiamo mandati a rappresentarci.
Per forza, poveri fioj, li abbiamo mandati a rappresentarci in troppi posti; e che cribbio non hanno mica il dono dell’ambiguità.