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Con queste parole, Riccardo Iacona introduceva la puntata che ha parlato del mondo del lavoro: lavoro sfruttato, pagato sempre meno, svalorizzato.
Un mondo, quello del lavoro, che sempre di più si appoggia ai precari, alle partite Iva, ai contratti a progetto.
Eppure la riforma Fornero doveva stabilizzare i precari, doveva mantenere solo la flessiiblità buona, creare posti di lavoro con la parziale abolizione dell'art 19 dello statuto.
Eppure i numeri parlano chiaro: 3 ml di contratti atipici; disoccupazione giovanile al 40% (era al 29% nel 2012) e la disoccupazione in generale è salita da 10 a 11%.
Dobbiamo parlare di controriforma, dunque: e il viaggio dei giornalisti di Presa diretta è cominciato con le finte partite Iva.
Quelle che la riforma ha di fatto legalizzato: sono le persone che, negli studi degli architetti ad esempio, lavorano con orari preciso, hanno un badge, ma sono dei finti professionisti. Così vengono pagati di meno, e nemmeno possono fare causa all'azienda.
Un colpo di spugna: la riforma Fornero non ha nemmeno limitato le forme di contratto atipiche.
Sono tutte rimaste al loro posto: l'idea del legislatore è che è giusto pagare meno le persone, per favorire le imprese e lo sviluppo.
Altra categoria di sfruttati sono i particanti avvocati: sono gli schiavi degli studi legali, pagati una miseria, quando sono pagati, per fare i lavori burocratici necessari per preparare le cause. Ritirare i documenti nei tribunali o dai giudici di pace, chiedere atti.
Le agenzie si farebbero pagare 10-15 euro, per ogni atto: ma perché spendere questi soldi quando un praticante può farlo gratis e nessuno controlla.
Quella degli avvocati è una casta che non può essere scalfita dal vento delle liberalizzazioni. In teoria dovrebbero essere pagati, dagli studi, durante il praticantato.
In pratica, devono pagare l'ordine forense e sperare solo di passare l'esame di Stato.
Nel 2012 si sono create 500000 nuove partite Iva segno che è il mercato che non assume più a contratto per pagare meno le persone.
I precari dentro gli ospedali.
Voi vi fareste curare da un medico che non sa se domani ha un posto o no? Che ha una data di scadenza come uno yougurt? Che lavora col pensiero del domani?
E' quello che succede tutti i giorni negli ospedali romani dove i medici precari, che si occupano anche di strutture di eccellenza, come l'Umberto I.
All'interno dei reparti ci sono dei medici, che hanno un turno come tutti gli altri, ma inquadrati come liberi professionisti, assunti di anno in anno, il 31 di dicembre.
Niente straordinari, niente maternità.
Ci sono medici premiati con una onorificenza dal Senato, come la dottoressa Patrocelli, precaria da 8 anni, con un contratto a Partita Iva, ha dovuto lavorare fino a 2 settimane dal parto.
Si sono dovuti presentare in regione, in attesa che il commissario Bondi firmasse il decreto per loro, il 31 dicembre passato. E fino al 31 luglio possono stare tranquilli, questi medici a scadenza, che avranno un posto. Poi si vedrà.
I precari dell'Alitalia.
In Alitalia, la proliferazione di contratti atipici, l'appalto a società esterne di alcune tratte (come la Carpat air, finita sulle prima pagine dei giornali dopo l'incidente di Fiumicino), i conti della nuova Alitalia rimangono in rosso.
Il nuovo management, quelli dei patrioti scelti da Berlusconi per salvare l'azienda, non è arrivato al pareggio di bilancio, e nell'operazione Alitalia (che doveva portare più di 1 miliardo di turisti in Italia e salvare la compagnia di bandiera dalle grinfie di Air France) ci avranno pure rimesso (ma avranno guadagnato da qualche altra parte).
1 miliardo di perdite.
280 ml, solo nel 2012.
Il giornalista Gianni Dragoni aveva scritto tutto nel 2011, nel libro "Capitani coraggiosi".
Pensare che, senza i precari nella nuova Alitalia, non partirebbero proprio i voli: sono precari ai check in, le hostess, gli steward, quelli che controllano l'aereo, al servizio bagagli.
Anche in questo caso, la riforma Fornero non ha funzionato, anzi, ha funzionato a discapito proprio dei lavoratori.
Allargando a 3 mesi il tempo di rinnovo tra un contratto precario e l'altro, di fatto lascia a casa per tempi più lungo i precari. Che vengono rimpiazzati con altri precari in un meccanismo nefasto, che bypassa proprio i principi buoni della riforma.
Il 50% dei dipendenti è a tempo determinato, come David Marini. Ci sono anche quelli messi in mobilità, i licenziamenti di massa legalizzati dall'operazione Alitalia.
Gente mandata a casa dopo anni di volo sugli aerei e i piloti, senza poter volare rischiano di perdere il brevetto.
Tutte persone sostituite da interinali. Che costano meno.
Ma che non hanno risolto i problemi di cassa dell'azienda, che evidentemente non potevano essere affrontati col solo costo del lavoro.
Perché, come si dice, il pesce puzza dalla testa. La testa che è quella che si prende anche stipendi d'oro per portare le aziende alla crisi.
Che appalta a società esterne la gestione di alcune tratte, come la Roma Pisa: è successo con la Carpat air, che ha vinto la gara per i propri prezzi bassi.
Come fanno? Grazie al costo basso del lavoro.
C'è sempre qualcuno che guadagna meno di te, più sfruttato.
I piloti della Carpat air lavorano a cottimo: più voli, più guadagni.
E' lecito chiedersi quanto è sicuro volare su questi aerei?
E poi c'è lo scandalo dei call center, che meriterebbe un discorso a se.
I dipendenti Almaviva di Roma che sono mandati a casa, perché l'azienda ha detto che sono improduttivi e ha aperto altre sedi al sud, per prendersi gli incentivi.
Loro lo chiamano mercato, profitto, globalizzazione, produttività.
Io la chiamo schiavitù.
Di questo dovrebbe occuparsi la politica. Prendere questa controriforma, e fare una legge sul lavoro che permetta alle persone di vivere con dignità.
Le esperienze, come ha raccontato Iacona del caso di Modena, ci sono.
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