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Se Roma non ha fatto la stessa fine di Napoli, coi rifiuti in mezzo alle strade, è perchè la sua monnezza è finita nella discarica di Malagrotta.
4500 tonnellate al giorno di rifiuti tal quali, finiti in una discaruca a cielo aperto che doveva essere chiusa dal 2002 ma che la politica (comunale, princiale, regionale) ha tenuto aperta in deroga alle leggi.
E ora, non solo abbiamo avvelenato una vasta area di terreno, ma rischiamo pure una multa dall'Unione Europea.
Cosa ha fatto la regione Lazio, allora? Ha fatto un piano rifiuti in cui prevede una differenziata al 65% (quando a Roma non si supera il 24%): un piano buono solo per tenere buona l'Europa.
Perchè nel frattempo, per gestire il quotidiano, si torna ancora una volta a dergare, ad andare in emergenza: la Polverini scarica le scelte al prefetto Pecoraro, che ha semplicemente individuato nuovi siti dove aprire le discariche, Riano e Corcolle.
Questo sa fare oggi certa politica: dare le colpe a chi c'era prima (Rutelli, Veltroni ..) e scaricare su altri la loro soluzione.
E nel frattempo, il re delle discariche Manlio Cerroni, continua a fare affari coi rifiuti.
Perchè quando si fa un piano sul ciclo rifiuti così ambizioso e costoso, poi succede che la spunta la proposta più economica di Cerroni, con le sue discariche e i suoi inceneritori.
Come quello a fianco di Malagrotta stesso, che doveva mettere un limite allo sversamento tal quale: invece la collina dei rifiuti, col volo dei gabbiani che mangiano ciò che i camion gettano dai cassoni, cresce ancora.
E pensare che una volta Roma aveva quattro impianti per la differenziata: impianti chiusi per scelta del sindaco di Roma del 1980. Da qui nasce Malagrotta, da un fallimento della politica.
Doppio fallimento se si pensa che ora, dovendo chiudere Malagrotta, il comune e la regione hanno scelto la strada delle nuove discariche, accettando la proposta di Cerroni: i buchi da cui si è presa la terra per seppellire i rifiuti ("i monti dell'ortaccio", una zona che sembra un paesaggio lunare), verranno ora riempiti da altra immondizia, secondo un modello pseudo keynesiano (si fa il buco e lo si riempie).
I nuovi siti per le discariche.
Avere una discarica vicino casa non fa piacere a nessuno: perchè, nonostante non esistano studi epidemiologici ufficiali, di discarica ci si ammala.
I rifiuti, il percolato, i miasmi, uccidono terreni e le falde.
Succede a Malagrotta, e succederà anche a Riano e a Corcolle.
A Riano, i terreni scelti sono proprio di Cerroni (una ex cava di tufo), acquistati una settimana dopo la scelta del prefetto.
Ma quello che è più scandaloso è la vicinanza alle case: il sito è a circa 700-800 metri dalle prime abitazioni (altro che i 2,5 km che dicono le carte).
E c'è anche di peggio: un altro posto dove seppelliremo i rifiuti è vicino a Villa Adriana, patrimonio dell'Unesco.
"Copriamo di immondizia 2000 anni di storia", commentava Iacona.
La regione dice che le nuove discariche saranno provvisorie, ma chi si fida, dopo le deroghe a Malagrotta? E di fronte ai rischi per la salute per le persone, è sufficiente parlare di provvisorietà dei siti?
Una discarica che invece sarà definitiva è quella di "Pizzo del prete", dopo Fiumicino: in una zona bellissima, dove ora sorge una azienda agricola di Claudio Lauteri.
Al posto dei pascoli biologici, ci sarà una nuova collina di monnezza.
E gli investimenti del signor Lauteri? Gli è stato chiesto se vuole entrare anche lui nel business dei rifiuti.
Un business milionario, sempre che uno accetti di fare speculazione sulla salute delle persone.
Ma non esiste altra possibilità di gestire il ciclo dei rifiuti?
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