Dai costi enormi dell'Alta Velocità, spesso collegati a danni ambientali su cui nessuno paga (e per cui la gente si ammala), alle tangenti per le cosche calabre della Salerno Reggio Calabria.
Se il sud avesse la stessa capillarità di infrastrutture della Lombardia ci sarebbe un aumento del PIL del +3,1%: e invece ieri sera Presa diretta ci ha mostrato la desolazione della stazione di Avellino, dove passa un solo treno al giorno.
Alla stazione abbandonata di Catanzaro, inaugurata nel 1899 e chiusa dal 2011.
L'unico treno che collega Catanzaro alla Puglia è una littorina che impiega 8 ore per fare 400 chilometri.
A Napoli, i collegamenti col capoluogo e le altre province sono assicurati, per modo di dire, dalla Circumvesuviana: qui passano 100000 passeggeri al giorno che sperimentano sulla propria pelle ritardi, soppressioni, vagoni zeppi senza riscaldamento o aria condizionata.
La regione ha tagliato i fondi del 20% per questa linea: significa il 40% di corse tagliate, treni fermi per manutenzione e quelli che circolano che cannibalizzano i pezzi di ricambio da altri treni. Fermi sulle banchine.
100 treni fermi in un giorno e solo 42 in circolazione.
Niente manutenzione sui binari, spesso a binario unico (come anche qui nel profondo nord per le linee di Trenord) e con passaggi a livello senza barriere.
La stazione di Afragola, che doveva collegare questa linea all'alta velocità, è un casermone di cemento abbandonato. Si dovrà buttar giù quanto ricostruire per ripartite da capo, la società che aveva l'appalto è fallita.
Al sud le stazioni diventano fermate da dove partono gli autobus per il nord e per gli altri collegamenti: anche questo è una spread che ci separa dalla Germania. Il rapporto tra trasporto su gomma e quello su ferro.
In Italia è un cimitero di linee ferroviarie e di stazioni.
Per colpa dell'alta velocità, su cui si sono spostati gli interessi (e gli appettiti) di Trenitalia: i grossi investimenti pubblici sul nostro sistema circolatorio si sono concentrati su queste linee, più redditizie.
Ma dietro cui si celano sprechi, cantieri infiniti, tangenti, danni ambientali: e pensare che avremmo bisogno di infrastrutture regionali, porti che funzionano.
Ma c'è la politica, purtroppo. La cattiva politica che ha piazzato sulla poltrona della Italfer la ex presidente dell'Umbria, del Partito Democratico, laureato in filosofia senza alcuna competenza.
Ma con forti interessi sugli appalti della linea TAV a Firenze: quella per cui la politica ha scelto la soluzione più costosa.
I treni ad AV arriveranno a Firenze sotto terra: costo dell'opera 1,7 miliardi (il progetto iniziale che prevedeva uno scalo in un quartiere periferico costava solo 200 milioni).
Come a Bologna, anche qui i cantieri stanno causando danni alle case. Forse Renzi, e il Partito Democratico potrebbero dire qualcosa di più. Come anche RFI, che nega ogni responsabilità.
Iacona e Presa diretta si sono lette le carte dell'accusa: se le accuse di danno ambientale e corruzione sono da dimostrare, ci sono alcune cose che sono nero su bianco.
Le terre di scarto finite sulle colline del Mugello senza essere trattate. I costi gonfiati della Nodavia ai danni dello stato.
La sostituzione del dirigente della regione che lavorava alla pratica per lo smaltimento dei rifiuti del tunnel.
Le telefonate con Walter Bellomo, per la valutazione di impatto ambientale dal ministero dell'ambiente:
"Gliel'ho detto ad Anna: lui merita, ti devi impegnare", Anna è Anna Finocchiaro.
Non sono questioni giudiziarie, quelle che emergono dalle telefonate, ma riguardano comunque l'etica dei nostri rappresentanti. Quelli che poi ci chiedono sacrifici, che parlano di responsabiiltà.
Fabio Zita, il dirigente della regione è stato spostato.
Bellomo non è stato candidato dal PD in Sicilia.
E in Italia, come a Firenze, le cose continuano ad andare avanti, come se nulla fosse successo.
Commentava ieri sera Ivan Cicconi (direttore di Itaca) "La politica occupa migliaia di società pubbliche e migliaia di consigli di amministrazione. I partiti in Italia hanno occupato la spesa pubblica, questa è la nuova tangentopoli, costata 80 miliardi di euro".
La nuova tangentopoli, che da una parte ci ruba miliardi di soldi pubblici e dall'altra ci toglie opportunità di crescita. Per i porti che non funzionano.
Per le autostrade, come la Sa RC, con cantieri aperti da anni su cui le cosche chiedono il pizzo per la messa in sicurezza. In Calabria, se vuoi un lavoro, lo vai a chiedere non allo stato, ma ad un criminale. A cui poi devi tanta riconoscenza al momento del voto.
Il porto di Genova.
Progetti poco utili dai costi enormi: il Terzo valico tra Genova e Milano.
Servirebbe per collegare più velocemente le merci tra Genova e Milano: costo dell'opera 6 miilardi di euro (mentre ristrutturare le due vecchie linee avrebbe un costo di soli 1,7 miliardi). Il tutto per avere un risparmio di 20 minuti sul tempo di percorrenza.
Ma nel frattempo, i cantieri della Cociv crescono, crescono gli espropri ma nessuno avverte le persone che il tracciato del terzo valico passerà su quei terreni.
E pensare che per potenziare il porto di Genova servirebbe altro: per uscire dal porto le merci viaggiano a binario unico. Gli sportelli della dogana sono aperti solo fino alle 18.
I cancelli del porto, per i camionisti, si chiudono alle 22, e gli autisti devono sobbarcarsi ore e ore di coda, per un timbro, per poter sdoganare le merci.
Il risultato è che le grandi aziende preferiscono spostarsi sui porti del nord, come Anversa: dove tutto è informatizzato. E dove la società pubblica investe sempre di più per migliorare la qualità del servizio, per snellire i tempi e la burocrazia.
Certo, non hanno i partiti italiani in Belgio.
Perderemo i porti.
Come abbiamo perso la compagnia di bandiera, l'Alitalia.
Come perderemo anche la telefonia, che ora le banche svenderanno a Telefonica.
E, infine, perderemo i pezzi dell'industria civile di Finmeccanica. Che si occuperà solo di difesa.
E c'è ancora qualcuno che parla di luce in fondo al tunnel.
La prima parte della puntata:
http://youtu.be/iWflo2yjQOI
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