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Soldi pubblici buttati, come per gli appalti: appalti che non erano fatti per risparmiare o per l'interesse pubblico, che finivano tutti solo alla coop di Buzzi, la “29 giugno”. Chi aveva in mano la spesa aveva in mano un potere: le partecipate sono uno strumento di potere, per creare consenso, per fare affari in un sistema clientelare. Nel 1994 Togni era al ministero dell'ambiente e aveva fatto un DDL per liberare tutte le amministrazioni dalle partecipate: sono oscure nella gestione, non trasparenti nei fatti economici, motivo di corruzione, anche se non ci sono soldi che girano direttamente. Già di i per costituiscono un elemento corruttivo: creano dei buchi di bilancio in modo stratosferico. Il caso del comune di Mozzate, Como: il comune è indebitato con le banche per 7 volte il suo bilancio, per colpa delle sue partecipate. Il comune aveva alienato i suoi immobili ad una Spa partecipata, Mozzate patrimonio, poi fallita: così oggi i beni immobili del comune sono tutti pignorati dalle banche. Il comune ha perso le sue case oggi in mano al curatore fallimentare: non solo case, ma anche asili, la piscina, la villa nel parco, la caserma dei carabinieri. Mozzate Spa serviva per ottenere credito dalle banche: la società dava come garanzie i suoi beni, i soldi finivano al comune per i suoi progetti. Come il campo fotovoltaico, progetto poi saltato. Come il progetto per il teleriscaldamento: quando metà delle case comunali non hanno il riscaldamento.
Il nuovo quartiere era sovradimensionato, oggi molti appartamenti sono vuoti: i soldi, quando arrivano facili poi si buttano, dice la gente. Ma le società sono servite per eludere il patto di stabilità, per assumere come si voleva. Mozzate oggi è in concordato preventivo: deve tenere le tasse al massimo, deve rinunciare a dei capitoli di spesa tagliare servizi. Le terme di Sciacca in Sicilia: le terme di Sciacca sono di proprietà di una partecipata della regione, che sta per chiudere. Per i 54 lavoratori stagionali il lavoro ci sarebbe, se solo fosse stata gestita meglio la struttura. Che si affaccia al golfo di Sciacca e dove ci sono le terme, centri massaggi, un albergo per turisti. Per l'albergo hanno spesso milioni per la ristrutturazione, ma oggi non si trova nemmeno il pavimento. Un patrimonio pubblico che oggi è abbandonato a se stesso. Uno spreco di risorse pubbliche. Carlo Turriciano è l'amministratore: ha scoperto che i conti erano sballati sin dall'inizio, che i debiti erano sottostimati, che la partecipata era una scatola vuota senza capitale di funzionamento. Sui conti hanno pesato le consulenze inutili, ora tagliate. Non venivano nemmeno versati i contributi: ora si è arrivati alla condanna per truffa aggravata per la società. Purtroppo la società è fallita e per i lavoratori inizieranno i problemi. Cosa ha fatto il governo? Anziché incidere per legge sulle partecipate, Renzi ha chiesto agli enti locali un piano di razionalizzazione: non è chiara però quale sarà il piano di riduzione. Se si tagliano le partecipate in perdita, oltre al risparmio si taglia anche il rapporto tra politica e corruzione. Operazione cieli bui. Una delle idee di Cottarelli era di tagliare l'illuminazione delle città di notte, energia consumata inutilmente: l'Italia illumina più della Francia e della Germania, ed è un dato di fatto. Renzi non apprezzò questa idea: lo prese in giro, in una conferenza stampa, parlando di allarme sociale. In Italia spendiamo 2 miliardi di euro per l'illuminazione pubblica, potremmo risparmiarne molti di milioni se i lampioni fossero efficienti: non significa spegnere la luce, ma rendere la spesa efficiente. Meno energia e meno spesa per i comuni. Che però sono in gran parte legati ai contratti con l'Enel: un regime di semimonopolio, che porta a spese superiori a quelle del prezzo di riferimento della Consip. È una questione di carattere politico, non tecnico. Pontelambro è uno dei comuni che ha rescisso il contratto con Enel sole: la Corte dei conti gli ha dato ragione. Il sindaco pagava quasi 70 euro per lampione: la tariffa Consip è di 20 euro. Pontelambro metterà a gara la gestione. Roma spendeva 300 euro l'anno per i lampioni. Milano spende 230 euro. Torino 156 euro l'anno. Come si vede, non si tratta di un problema sociale, come sostiene Renzi: ma di un problema di uso efficiente di risorse, di minore spesa pubblica. La risorsa rifiuti. Difficile arrivare al rifiuto zero, come San Francisco. Ma c'è un articolo dello Sblocca Italia che da voce agli inceneritori: è l'articolo 35 che permette ai comuni di portare i loro rifiuti negli inceneritori fuori regione.
In questo modo si disincentiva la differenziata: Presa diretta è andata a Palermo dove la differenzia non c'è. O meglio, si fa al 10%: il 90% finisce in discarica, tal quale. E i rifiuti sono raccolti male e si vedono per le strade della città. Nel 2012 l'Amia è fallita: altra partecipata che spendeva in modo allegro soldi pubblici. Viaggi a Dubai, assunzioni di figli, di amici, precari stabilizzati senza necessità. Alla vigilia delle elezioni si assunsero figli di politici. Oggi il nuovo amministratore ha trovato una situazione disperata: cassonetti rotti, mezzi insufficienti. Fare il porta a porta a Palermo sarà una vera scommessa, dice. Altro spreco sono i centri di compostaggio lasciati chiusi: sono stati spesi milioni di euro per i centri di Ragusa, ma non hanno mai trattato alcun rifiuto. I camion dei rifiuti fanno viaggi di km per portare questi nelle discariche private: tutte sono state oggetto di indagini da parte della magistratura. Alcune dovevano essere chiuse, ma sono rimaste aperte grazie alla corruzione: certificati lasciati da funzionari comunali compiacenti. Le discariche vanno avanti con le mazzette e la corruzione, in nome dell'emergenza causata dalla mala politica stessa che aiuta le discariche private. Non si fanno discariche pubbliche, non si fa differenziata: la Sicilia non ha un piano rifiuti e l'unica strada è quella tra la casa e i cassonetti. Leoluca Orlando dice che è uno scandalo che la Sicilia non ha un piano di rifiuti: oggi con lo Sblocca Italia i rifiuti di Palermo potrebbero essere bruciati a Parma. Lo Sblocca Italia possono lavorare al massimo delle capacità e possono accogliere i rifiuti di altre regioni. La conseguenza è che anziché spingere sulla differenziata, si spinge sul rifiuto tale e quale. Art 35 dello S.I. Potrebbe premiare i cattivi amministratori contro i buoni, quelli che fanno la differenziata. Per spiegare il perché, Presa diretta è andata a Torino a vedere come come funziona il termovalorizzatore, vicino alla città. I valori delle emissioni dal camino sono controllati: l'impatto sull'ambiente è minimo, come decine di macchine che percorrono la tangenziale, come un normale impianto industriale. Sono centinaia di camion che portano l'immondizia da bruciare: dopo lo S.I. hanno chiesto il 15% in più di immondizia da bruciare, altro profitto per l'impianto. Il cui cuore sono i forni, da loro si ricava l'energia elettrica. Metà del ricavo deriva dal trattamento dei rifiuti, metà deriva dalla vendita di energia: se i comuni portassero meno energia, l'impianto non guadagnerebbe come prima e si dovrebbero aumentare le tariffe per i comuni. I grandi termovalorizzatori hanno bisogno di tonnellate di immondizia indifferenziata: vanno in conflitto con i riciclatori, come a Parma. A Parma si sono raggiunti risultati straordinari: la bolletta è correlata agli svuotamenti nei bidoncini. Se ricicli bene, paghi meno: più non differenzio, più pago, perché l'indifferenziata, cioè l'inceneritore è un costo. Parma ha un costo di gestione dei rifiuti inferiore agli altro capoluoghi: si sono ridotti di 3,5 ml la spesa per i rifiuti, a danno dell'impianto di inceneritore. Che è stato costruito per niente, alla fine. A Parma sono arrivati al 70% della differenziata, oltre l'obiettivo di legge europea. Significa che differenziare si può, se c'è una buona politica. L'inceneritore di Parma, voluto dalla provincia, non lavora a pieno regime, mentre questa aveva promesso che avrebbe lavorato al massimo delle sue capacità: se fosse una spa, l'inceneritore sarebbe già fallito. Perché hanno fatto un piano economico sballato: un fallimento per mancanza di materia prima, proprio grazie al buon lavoro dei comuni emiliani. In Emilia si è passati dal 47 al 67% di differenziata. L'inceneritore è un'impresa redditizia: a Torino produce ricavi per 100 ml di euro, con un ritorno sugli investimenti del 20%, nessun settore industriale da questi ricavi. Ecco perché lo SI sblocca i rifiuti da fuori regione? Un favore ai signori degli inceneritori? Il sindaco Pizzarotti ha attaccato l'articolo 35 dello Sblocca Italia: danneggia i comuni e favorisce le multiutility. I comuni devono essere obbligati e incentivati per fare differenziata, mentre oggi si liberalizza il mercato dei rifiuti. Se facessero tutti come Parma, basterebbe un solo impianto in regione: gli altri cinque dovrebbero chiudere. I comuni hanno scritto a Renzi: è una battaglia culturale, per l'ambiente, per i cittadini che così si sentono presi in giro.
Il recupero dei degli elettrodomestici: il caso della Cartiera Burgo. La cartiera è stata chiusa nel 2008, ma la Dismeco l'ha riaperta per occuparsi di della dismissione di elettrodomestici, che vengono smontati pezzo per pezzo per recuperare tutti i componenti. Grazie al loro brevetto sono arrivati a percentuali di riciclaggio da primato mondiale: il 98%, perché non triturano il materiale. Se ci fossero norme regionali che permettessero di intercettare tutti questi materiali, impianti come quelli della Dismeco potrebbero anche assumere altre persone e creare posti di lavoro. Bisogna solo scegliere dove puntare: sulla differenziata o sul rifiuto tale e quale.
Il link della puntata di Presa diretta.
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