Blog tra poesia e racconti
Oggi vi segnalo un evento a Roma e ospito l’incipit di un racconto di Angelo Gasparini pubblicato dall’Erudita.
Presentazione della rivista “Viva”
Per chi si trova a Roma, oggi presentazione di “Viva, una rivista in carne e ossa”, in via del Corso 530, alle 18:45. Nella redazione: Claudio Damiani, Nicola Bultrini, Stas’ Gawronski, Giuseppe Salvatori. Il tema del primo numero è “Terre”.
Opere d’arte nuove o riproposte, nuova socialità nel nome dell’arte e per l’arte, come una rivista dovrebbe fare.
Tra gli ospiti: Maria Pia Ammirati (La danza del mondo, Mondadori), Daniele Mencarelli (Figlio, Nottetempo), Lucio Saviani (Voci di confine. Il limite e la scrittura, Moretti & Vitali), Lucilla Catania (scultrice): Stareeandare (Museo Nazionale d’Arte Orientale e Palazzetto Venezia – Giardino degli Aranci). Aperitivo finale.
La Nuova Pesa Centro per l’Arte Contemporanea
Rui Costa, la Fenice. Racconto di Angelo Gasparini. Incipit
Rui Costa è arrivato al Milan nell’estate del 2001, fra tanto entusiasmo e i soliti scettici che dicevano che non avrebbe trasformato un buon battaglione nell’armada invincibile. Il mio vicino di casa, che è da sempre un tifosissimo viola, mi aveva detto “i traditori li giustizieremo quando passano a Firenze”. Lo diceva con rabbia, ma in realtà era molto dispiaciuto, era il disprezzo degli amanti quando non sono più ricambiati. L’anno prima, era andato al canile ad adottare un cucciolo e l’aveva chiamato Rui.
Di Rui Costa, si diceva che fosse un uomo del presidente, uno di quelli che il proprietario dell’A.C. Milan avesse comprato senza consultare allenatori od osservatori. Nella Fossa dei Leoni, si definiscono uomini o acquisti del presidente tutti quei giocatori che hanno doti balistiche ineccepibili, belli da vedere, spettacolari ed entusiasmanti, non per forza determinanti, ma esteticamente parlando perfetti e imposti dal presidentissimo, quasi aprioristicamente. Rui, in effetti, aveva tutte le carte in regola per rientrare a pieno nella categoria e, rispetto a tanti altri numeri dieci che oscillavano tra genio e sregolatezza, in più era un grande professionista. Rui Costa avrebbe preso il posto di un certo Zorro Boban, un giocatore dal grande carisma e dal carattere assai difficile; solo il vulcanico Ibrahimovic, qualche anno più tardi, sarebbe riuscito a farci scordare il temperamento del campione croato. Ad ogni modo, facendo dietrologia, Zorro era stato il numero dieci di un decennio incantato e irripetibile, un periodo fatto di successi nazionali e internazionali ma, soprattutto, l’eroe di quella strepitosa rimonta che nel 1999 ci aveva portato a vincere uno scudetto in rimonta contro una Lazio molto più forte (ma anche più stanca) della compagine rossonera.
(da I più grandi numeri 10 della storia del calcio, L’Erudita, 2013)