Presentazione di “Portrait” di Joyce Lussu a Latina
Pubblicato da Francesca Rossi Coinvolgente e molto intensa: questo è stata la presentazione dell’autobiografia di Joyce Lussu, “Portrait”, avvenuta venerdi 16 marzo nella libreria Feltrinelli di Latina. Diario di Pensieri Persi ha dedicato l’anteprima e recensito il libro, quindi non poteva mancare a questo evento. I momenti più toccanti sono stati, senza dubbio, gli aneddoti di vita vera narrati, con grande, vivacità da Giulia Ingrao, che ha scritto la Prefazione all’opera.Alle 18:00 in punto, al secondo piano della grande libreria, molte persone, tra cui notevole è stata la presenza giovanile, si sono fermate ad ascoltare la storia di Joyce Lussu, una “donna contro” e una “donna per”. L’appuntamento è stato presentato da Francesca Caddeo e coordinato da Licia Pastore. Una breve introduzione ha narrato i punti cardine della sua esistenza, evidenziandone il coraggio, la forza e l’intelligenza, ma anche l’educazione datale da una famiglia anticonformista e l’ascendenza anglo-marchigiana.
La presentazione, in seguito, ha alternato sapientemente ricordi e momenti della vita della Lussu con la lettura, affidata a Valentina Bardi, di brani scelti dal libro e gli interventi di Giulia Ingrao, che ha raccontato la sua esperienza nelle fila antifasciste, intrecciando la sua storia con quella di Joyce. Sono stati messi in rilievo l’incontro tra quest’ultima ed Emilio Lussu, descritto nel libro come un “leggendario” rivoluzionario, il loro impegno politico e la nascita di Giustizia e Libertà. Giulia Ingrao ha accennato alla sua vita in quella che allora si chiamava Littoria; in seguito ha narrato, con piglio deciso, delle perquisizioni fasciste, che potevano avvenire ad ogni ora in casa della sua famiglia, all’azione partigiana dei fratelli ricercati e, infine, alla tristezza di non poter avere con loro, per motivi di sicurezza, nessun contatto.
La Ingrao si è poi concentrata su due avvenimenti centrali che l’hanno vista protagonista: nel primo doveva consegnare, in un luogo stabilito, un pacco dal contenuto sconosciuto perfino a lei, mettendo in evidenza che a quel tempo, nei movimenti partigiani, meno si sapeva e meglio era. Dei fascisti vennero all’improvviso per un perquisizione e lei, determinata a non mostrare alcuna esitazione che potesse metterla in pericolo o compromettere le azioni antifasciste, affrontò i suoi persecutori invitandoli a fare ciò che dovevano, ma a sbrigarsi perché lei aveva una lezione importante all’università. I fascisti, per fortuna, la lasciarono andare immediatamente, senza controllarla e, dunque, senza scoprire il famoso pacchetto che aveva già nello zaino.
Il secondo episodio è accennato anche nella Prefazione a Portrait e vede la Ingrao accompagnare degli ebrei, scampati al rastrellamento del ghetto di Roma, verso una casupola messa a disposizione per nasconderli. Quando la famiglia Ingrao dovette scappare, perseguitata dall’enorme marea fascista, si presentò il problema di rifornire gli ebrei di cibo, che fino a quel momento non aveva avuto ragion d’essere. La mamma di Giulia decise di mandare sua figlia e una cugina, pensando che, se in situazioni tragiche come questa, non c’è solidarietà tra gli uomini, tutto è perduto. Questa madre dal cuore grande, infatti, pensava ai suoi stessi figli, che erano sparsi per il mondo, e immaginava che, se avessero avuto bisogno di aiuto, forse ci sarebbe stata qualche altra madre ad aiutarli. Dunque lei voleva essere solidale, dare ciò che aveva di più caro, le giovani generazioni, per salvare quelli che lei definiva “i figli di mamma”, cioè altri giovani, cercando di innescare una sorta di “senso d’umanità” che arrivasse in tutti i Paesi. Se non l’avesse fatto, come avrebbe potuto sperare che lo facessero gli altri? Se non avesse aiutato, come poteva sperare di ricevere aiuto? Cosi Giulia e sua cugina, ogni sera, si avventuravano per le strade buie come la pece, col pericolo di fare bruttissimi incontri, pur di rifornire quei poveri ragazzi ebrei che non avevano colpa alcuna. La Ingrao, parlando delle azioni partigiane e dell’impegno antifascista di Joyce Lussu, ha spiegato che la paura era una compagna di viaggio. Si imparava a conviverci e quasi si arrivava a non sentirla più, perché non poteva esserci esitazione nello svolgimento di qualcosa che doveva essere fatto.
Subito dopo il racconto di questi aneddoti, la narrazione della vita di Joyce è proseguita alternandosi, stavolta, anche con letture prese da altri volumi, per esempio le memorie di Amelia Rosselli e l’approfondimento sulla vita di Carlo Rosselli ed Emilio Lussu. Dunque “Portrait” è stato un punto di partenza per una narrazione corale, di voci maschli e femminili che hanno vissuto un pezzo importantissimo della nostra Storia con fierezza ed eroismo, dedicandosi anima e corpo a degli ideali di libertà e giustizia. Peccato che lo spazio messo a disposizione nella libreria non fosse molto ampio, ma il calore, il coraggio e la solidarietà che sono venute fuori da queste storie di uomini e donne hanno avvicinato e mosso anche i cuori di tutti i partecipanti, diffondendo una forza unica, quella dell’umanità semplice, leale e di buon senso.