Davanti alle Fosse Ardeatine, prodotto finale – non lo dico io ma il maestro del revisionismo, ossia Ernst Nolte -di un tentativo di unificazione europea a guida nazi fascista e anticomunista, il presidente Napolitano si è sentito di trasformare la commemorazione in una sorta di celebrazione della ineluttabilità di questa Europa, dei suoi diktat e della sua unificazione non nel segno della solidarietà, del lavoro e della democrazia sostanziale, ma in quello evidente dell’oligarchia finanziaria e degli egoismi nazionali dei forti.
Caso ha voluto che il giorno dopo il presidente della Repubblica Greca, Karolos Papoulias, di pochi anni più giovane di Re Giorgio, nella ricorrenza dell’Indipendenza della Grecia dalla Turchia, abbia detto tutt’altro, pur senza esprimere alcun anti europeismo di fondo, ma un realismo senza paraocchi ”Il nostro popolo ha iniziato la lotta per rompere l’accerchiamento dei suoi creditori, il Fondo monetario internazionale e l’Unione europea . La nostra storia dimostra che questa lotta saprà anche tradursi in una vittoria”.
Molte differenze dunque. quelle stesse forse che separano un adolescente che si unì giovanissimo, in Epiro alla resistenza contro gli invasori nazifascisti e un giovane che appena entrato all’università e a guerra di fatto persa, si iscrisse al Guf, ossia al gruppo universitario fascista nell’estate del ’42 Ma anche tra uno specialista di giurisprudenza che ha studiato ad Atene, Milano e Colonia, che ha lavorato come ricercatore di diritto internazionale a Monaco di Baviera e uno che se ne è stato tra Napoli e Salerno e ha tentato invano di superare l’esame per l’avvocatura. La differenza cioè tra un europeo e un europeista di giornata.