S.R. non ce l'ha fatta. Troppa la vergogna. Troppo, si spera, il rimorso.
Lo scorso Aprile un servizio delle "Iene" aveva acceso i riflettori su questo prete di 51 anni che esercitava il culto nel santuario di Caravaggio. Il video mostrava, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, il sacerdote mantenere un comportamento molto compromettente con giovani fedeli che si recavano da lui in cerca di aiuto.
Oggi si è tolto la vita gettandosi sotto un treno lungo la tratta Milano-Brescia.
Subitamente si è alzato il coro di voci del mondo cattolico che, velatamente, cercava di addossare responsabilità al programma televisivo, reo , a loro dire, di aver spettacolarizzato l'evento e di aver coscientemente distrutto un uomo.
La seconda parte delle accuse non regge dato che il programma di intrattenimento-inchiesta ha seguito la prassi che segue sempre in questi casi, ne più, ne meno (Viso irriconoscibile, voce contraffatta.....)
La prima parte invece può anche essere condivisibile, sicuramente oltre alla , speriamo, voglia di fare informazione e di rendere un servizio ai cittadini, c'è stata sicuramente la consapevolezza che quel video era importante, che avrebbe attirato ascolti e pubblicità.
Ma nessuno ha obbligato quel prete a fare ciò che ha fatto, il video non lasciava spazio al dubbio e di conseguenze non è stato "creato un mostro" qui il mostro c'era anche senza le telecamere (nonostante ciò ci sono voluti due mesi prima che la Curia decidesse di trasferirlo in una casa di cura).
Prima di puntare il dito su chi il pentolone l'ha scoperto, sarebbe il caso di farsi un minuscolo esame di coscienza, sia sulle molestie, il prete aveva 51 anni, difficile da credere che avesse iniziato a molestare le persone il giorno prima del video.
Sia, soprattutto, sul suicidio; la terapia che seguiva (antidepressivi e una volta alla settimana una visita dallo psicologo) non era adeguata a sostenere un uomo che ha dovuto confrontarsi con la, meritata, gogna mediatica, e l'abbandono da parte di tutti (genitori compresi ).
Sicuramente la voglia di dire "uno di meno" è tanta, e sicuramente non sono in molti quelli che si sentiranno addolorati per questo epilogo, me compreso, ma è importante che in casi come questo si evidenzino le tante, troppe incongruenze di una direzione ecclesiastica che preferisce scaricare le colpe su altri piuttosto che ammettere la propria cecità e la propria incompetenza.