Le risorse per iniziare i cantieri di messa in sicurezza e manutenzione del territorio contro il dissesto idrogeologico ci sono. E sono tanti. Per la precisione parliamo di 1,6 miliardi di euro e rappresentano l’80% dei fondi messi a disposizione piano nazionale straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico lanciato a fine 2009.
Purtroppo, però, non si spendono. È questa la denuncia choc emersa nel corso dell’evento #DissestoItalia dello scorso 6 febbraio a Roma e messo in luce dal Centro Studi dell’ANCE.
Sono oltre 1.000 i cantieri che sarebbero dovuti partire per la tutela ambientale contro l’erosione, il rischio frane e le alluvioni che hanno flagellato nelle ultime settimane la Liguria, la Toscana e il Lazio. Senza dimenticare il disastroso bilancio dei danni e delle vittime provocate dall’incuria dell’uomo in Sardegna, lo scorso novembre.
Tra i principali ostacoli che hanno frenato l’attuazione del piano, si legge nell’analisi dei costruttori, vi è l’incertezza relativa alla disponibilità delle risorse nazionali e l’assenza di un’effettiva regia statale. La situazione è ancora più paradossale, se si pensa che il miliardo e mezzo (abbondante) di euro disponibili sono già stati autorizzati in termini di cassa anche dall’ultima Legge di Stabilità.
Il problema, sottolinea l’ANCE, è che nonostante queste criticità sull’inefficiente impiego del denaro per “curare” il dissesto idrogeologico siano state affrontate anche da recenti interventi normativi (fra gli ultimi, ricordiamo, la Legge di Stabilità già citata, e il decreto legge sulla “Terra dei Fuochi”), vengono stabiliti tempi eccessivamente lunghi rispetto all’esigenza di agire il prima possibile.
Le sette proposte dell’ANCE
I costruttori hanno utilizzato l’occasione offerta dalla presentazione del web documentario di #DissestoItalia per stilare un piano di azione in 7 punti. Eccoli brevemente:
1. Rapido utilizzo dei 1,6 miliardi di euro disponibili, già autorizzati in termini di cassa con la Legge di stabilità
2. Nuove risorse per la riduzione del rischio idrogeologico, utilizzando i fondi europei e il fondo sviluppo e coesione del 2014-2020
3. Esclusione degli investimenti per la prevenzione dal Patto di stabilità interno degli enti territoriali
4. Forte regia centrale: il Governo ha il diritto/dovere di verificare il tempestivo utilizzo dei fondi da parte egli enti finanziati e deve mettere in competizione i progetti
5. Tempi rapidi e certi per l’utilizzo delle risorse: appalti entro 60 gg per i progetti pronti e attribuzione dei fondi ad un altro soggetto attuatore in caso di inadempienza
6. Gare trasparenti e veloci
7. Ricostituzione del tessuto imprenditoriale specializzato
Chi desiderasse approfondire ulteriormente può scaricare dal sito dell’ANCE le slide predisposte dal Centro Studi sulle risorse destinate alla riduzione del rischio idrogeologico.