Magazine Poesie
Aveva trovato 5 carte nella sua tasca.
Con le dita della mano sinistra ne sfiorava il bordo.
Pioveva, naturalmente, come tutte le volte che decideva di organizzare diversamente la sua giornata.
Le facciate dei palazzi erano zuppe d'acqua e le pozzanghere, prima piccole e numerose, si erano trasformate in un'unica, grande, dove le gomme delle automobili si tuffavano.
Prima di ritrovarsi completamente bagnato aveva pensato di rifugiarsi in un piccolo bar lungo la strada.
L'ambiente non era dei più accoglienti ma ci si poteva appartare senza troppi problemi.
Una volta seduto aveva ordinato il solito tè nero, non quello che preferiva purtroppo, osservando il cellulare che aveva posato sul tavolino del locale.
Non suonava da ore.
Al primo sorso di tè decise di prendere una carta dalla tasca. Il bagatto.
L'Io individuale che si separa dal mondo ed esprime liberamente tutte le proprie capacità.
Bisognava rifletterci su.
Non avrebbe potuto certo farlo in quel bar, aveva bisogno di tempo.
Sull'autobus, ritornando a casa, osservava le persone che obliteravano i biglietti. Sempre lo stesso gesto.
In fondo era quello che caratterizzava la sua vita. Sempre le stesse azioni.
Ed esprimere liberamente le proprie capacita? Non se ne parlava proprio.
Bisognava rifletterci su, ancora.
Finalmente il cellulare squillò. Era già a casa.
Dopo mezz'ora di fitto dialogo ebbe la deduzione che poteva esistere un io collettivo.
L'io collettivo si autodetermina, è un coacervo di anime armonizzate tra loro...la sua nella loro.
L'istinto, proprio l'istinto era assente da lui. L'impulso primario.
Era inutile addormentarsi nudo nel prato di fronte a casa.
Non era quello il modo.
Chiuse gli occhi sotto le coperte.