Magazine Maternità
Se decidete di leggere lo fate con cognizione, non venite poi a lamentarvi che volevate altro. Il messaggio che cerco di far arrivare oggi è questo: non sono un jukebox, inserisci la monetina e scegli la canzone, io sono un essere umano che incontra altri esseri umani, ci entra in relazione e accoglie le loro storie soprattutto col cuore, non solo con la testa. E dedica tempo e attenzioni alle persone che stanno dietro alle storie, energie, sentimenti. Credo in quel che faccio e per questo proseguo anche se adesso avrei tutte le ragioni per esimermi, primo fra tutti il sonno, perché si lo dico senza riserve: io sono distrutta, se potessi farei la buca nel letto, io muoio di sonno in un modo che non credevo neanche esistesse perché non lo avevo mia provato prima. Questa è la mia realtà adesso, sono uno zombie e nulla toglie all'amore per mio figlio e la gratitudine verso la vita, non sono cose che si escludono a vicenda, vanno di pari passo: Stanchezza delirante e Consapevolezza del culo immenso che c'ho.
Perciò chiariamoci una volta per tutte: io non sono qui per soddisfare le vostre richieste, per assecondare tutti i vostri desideri, io sono qui per confrontarmi con le diverse e molteplici realtà con cui vengo a contatto e darvi la possibilità di conoscerle attraverso di me e il mio blog. E poi per raccontarvi di me, uno sguardo onesto sull'esperienza della maternità quando arriva dopo un percorso tortuoso e doloroso. Quel che faccio lo faccio per piacere, per spirito di collaborazione e solidarietà femminile. Non lo faccio perché ho un tornaconto personale. Voglio sia ben chiaro per chiunque arriva qui con l'arroganza e la presunzione di chi pretende di trovare lo spettacolo che si aspettava, solo perché ha pagato il biglietto. Di chi si lamenta perché quello che trova scritto non rispecchia il suo sentire, la sua vita, il suo mondo. Ecco nessuno paga un biglietto, qua sono tutte storie di vita reale e tutte a gratisse come si dice dalle mie parti. Siatene grate, perché ci sono donne che scelgono di mettersi a nudo e raccontarsi e lo fanno perché credono in questo luogo e si fidano di me, di voi e sanno che non verranno giudicate. E ci tengo che questo blog resti così, un posto protetto, accogliente e confortevole, non un banco di prova o un tribunale in cui si viene giudicate e processate.
Tra queste donne ci sono anche io, che ora sono madre e vivo le gioie e i dolori dell'essere genitore e scelgo allo stesso modo di aprirmi a voi con assoluta e totale sincerità, scelgo di raccontare quella che è la mia vita di adesso, con le sue fatiche e le sue meraviglie. Ringrazio chi nel post precedente ha preso le mie parti, però ci tengo a dire che il punto, secondo me, non è tanto che non si può biasimare quel che scrivo perché questo è il mio blog e io faccio come mi pare, io credo che non si può criticare per un semplice motivo: farlo significherebbe negare un aspetto della realtà, significherebbe chiedermi di ometterne una porzione, di fingere o mentire e io non sono il tipo. Non ho mai edulcorato la pillola, non ho mai dato versioni costruite e confezionate della mia storia, di quel che vivo, non vedo perché dovrei iniziare ora.
Non venite a dirmi che devo baciarmi i gomiti e ringraziare il cielo se ho mio figlio. Lo faccio già ogni giorno.Non venite a ricordarmi che esiste il dolore, l'ho vissuto sulla mia pelle e lo rivivo ogni volta attraverso di voi.
Questa è la mia vita adesso, parlarne per me significa parlare di mio figlio e questo comporta sia momenti di impagabile bellezza, che giornate, o nottate, di angoscia e deliri esistenziali. Come per molte altre cose nella vita ci sono aspetti magnifici e il tanto temuto risvolto della medaglia. Il punto non è quel che si sceglie di raccontare, ma come si decide di farlo. Anche io non sopporto i blog che fondano il loro essere sulle fatiche dell'essere genitore e la ricerca di un benessere nonostante il pupo, la nostalgia ostentata per quel che si era e si aveva prima, la cieca e infantile voglia di divertirsi a tutti i costi continuando a fare le cose di prima, nella convinzione che un figlio non ti può e non ti deve cambiare la vita. Lo trovo noioso, parziale e anche poco realistico. Converrete con me che questo non è certo il mio caso.Ci sono state fasi della mia ricerca in cui avevo repulsione per certi argomenti, non riuscivo a leggere di maternità, provavo solo dolore, vedevo scritto nero su bianco il mio vuoto. Semplicemente non li leggevo e così mi salvaguardavo, consapevole del fatto che non sono nessuno per dire ad altri cosa scrivere e cosa omettere.Perciò se ci sono donne che stanno vivendo quella stessa fase io ve lo dico col cuore in mano: io vi capisco, ci sono passata. Però a questo punto mi sento anche di aggiungere - scusate la franchezza - ma perché venite qui a farvi del male se quel che scrivo vi causa l'orticaria? Se non riuscite ad andare oltre e in quel che scrivo - o scrivono le altre - vedete solo lamentele o quel che volete vedere, ma chi ve lo fa fare?
C'è un percorso dietro al mio essere mamma e ora che lo sono non voglio certo privarmi della libertà di dire quel che provo, anche se può risultare fastidioso. Io non offendo nessuno, racconto, con la solita ironia, certi risvolti grotteschi e tragicomici dell'essere genitore. C'è ANCHE questo e sottolineo ANCHE perché non mi pare che sto sempre qui a menarmela, anzi forse a ben vedere è il primo post che scrivo così.Perciò davvero evitate certi commenti, sono quella senza tube, sono quella che ha fatto la fecondazione assistita, sono quella che si fa il culo da sola, perché è orfana e ancora è qui a ricucire i pezzi dopo la morte di mia mamma, sono quella che lascia aperto uno spazio di incontro e dialogo con le altre lì fuori.
Non scordate con chi state parlando. Non peccate di superficialità.Evitate certi commenti, lo dico per voi, per la vostra dignità personale: vogliatevi più bene.
Tornando alla conchiglia faccio un'ultima precisazione: ho scelto di inserirla, come la precedente, perché credo che il dolore e la fatica della ricerca non debbano necessariamente passare per il calvario della pma o dell'adozione per diventare 'degni' di questa spiaggia, nè c'è un limite di tempo nella ricerca per stabilire quando si ha più diritto. Perciò dissuado fin da ora chi ha intenzione di sputar fuori le solite assurdità trite e ritrite (tu non sai cosa è il dolore, tu non hai diritto di parlare così... ), perché non è una gara a chi sta peggio e grazie al cielo esistono anche esperienze positive di donne che dopo tanto affanno, dopo tanto cercare, riescono a raggiungere il loro sogno in modo naturale. E io voglio inserirle proprio a testimonianza di una realtà che esiste, è vera e concreta e ne sono felice, come immagino le molte che tra voi sono in cerca di un bimbo e in questa storia possono trovare forza e speranza.La spiaggia ha senso proprio perché raccoglie storie molto diverse tra loro, sono tante ed è ovvio che in alcune ci riconosciamo all'istante, in altre facciamo più fatica, in altre ancora non scatta la scintilla. Lo stesso vale per le persone che incontriamo nella vita, non le percepiamo tutte affini al nostro sentire, non tutte ci appaiono familiari e vicine, proprio perché veniamo da percorsi diversi, lontani.Perciò presto vi lascerò questa conchiglia con la sua Perla, sperando che siano sempre più numerose le donne a cui il destino offre una possibilità di gioia, senza che prima siano costrette a subire la fatica e lo strazio di tentativi falliti, di perdite, di delusioni, di lutti.
E adesso fate pure la vostra scelta, con serenità :)
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