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Prima di scrivere un romanzo

Da Marcofre

Il racconto ha solo un vantaggio, rispetto al romanzo: ci si siede e si inizia a scrivere senza avere in testa alcun finale. C’è solo un’immagine, una battuta di un personaggio e nient’altro. Il romanzo non può essere sviluppato in questa maniera. Che poi qualcuno ci riesca, sono contento per lui. Ma il rischio di produrre qualcosa che non conduce da nessuna parte, con trama e personaggi che si intrecciano male o cadono in contraddizione, esiste.

Per esperienza personale (ammesso che abbia senso rivelarlo), procedere in questa maniera è spaventoso. Non ci si rende conto di finire in un vicolo cieco, e che tutto (tutto) è fermo, mentre ci sono decine di possibili sviluppi nessuno dei quali affrontato e portato a termine.

Un gigantesco abbozzo che dice di tutto, senza dire nulla. Ci sono magari delle belle scene, ma nel complesso la struttura non regge. È questo che si deve imparare in fretta: il romanzo è una costruzione, una struttura solida e ordinata.
Oppure una catapecchia quando manca cura e precisione, e nessuno ha voglia di entrare in una catapecchia, giusto?

Come tutti i lavori complessi, è necessario porsi alcune domande preliminari, per non dovere in seguito tornare sui propri passi ed essere costretti a rifare tutto. Parlo di disciplina e metodo. La disciplina è quella che vi farà mordere il freno. Perché so bene come funziona: non vedete l’ora di buttarvi a capofitto, di scrivere, perché là fuori tutti sono in attesa trepidante…
Può darsi che siano in attesa trepidante, ma non della vostra opera. Nessun alpinista sano di mente affronterebbe una scalata senza prima aver messo a punto l’equipaggiamento.

Qualche dritta.

  • Ambientazione. Non si tratta del luogo in cui si svolge la storia, bensì di come questo influenza i personaggi. Spesso l’esordiente è troppo preso dal personaggio per alzare gli occhi da lui e costruirgli attorno una struttura convincente, e nitida che sia appunto un’ambientazione. Attenzione: non si tratta di uno sfondo che scorre. Pensiamo solo a “Il nostro comune amico” di Charles Dickens. Sarebbe utile leggerlo, ma la grande lezione di questo scrittore inglese è il ruolo fondamentale che l’ambientazione (in questo caso l’acqua, il Tamigi), ricopre nella storia. In “Casa desolata”, altro capolavoro di Dickens, è la nebbia uno degli elementi che rende il romanzo convincente. In entrambi, e di solito in ogni romanzo che si rispetti, l’ambientazione dialoga con i personaggi.
  • La linea temporale. Quando si svolge? In una settimana? Un mese? O nel corso degli anni? Qualunque sarà la vostra decisione tenete sempre presente i dettagli. Vale a dire: il sorgere del sole, il tramonto, il ciclo delle stagioni. Le ombre. La fioritura delle piante, i colori del bosco, eccetera eccetera. Il romanzo è un ambiente che accoglie i lettori, e tutto deve essere a regola d’arte. Non potete far accomodare su un divano i vostri ospiti mentre gli infissi sono da montare, e nella stanza girano ancora i muratori. Il lettore non è il sovrano assoluto; ma gli si deve presentare un quadro realistico, convincente. In fondo la scrittura ha a che vedere con la magia, e niente deve tradire quella magia. Ne va della vostra reputazione
  • Il punto di vista. Prima persona? Terza, e onnisciente? Pensateci bene. Non rispondete mai a queste e ad altre questioni facendovi guidare dalla fretta. Una storia, che sia romanzo o racconto, di tutto ha bisogno tranne che di fretta. Si possono testare le due soluzioni, (cioè: scrivere alcune pagine), lasciarle poi sedimentare per almeno quattro settimane. Lo riscrivo: il mondo non attende la vostra opera, quindi è inutile scapicollarsi. D’altra parte non state producendo pastiglie per i freni, guarnizioni della testata o alberi a camme. Il libro è un bene.
  • Chi sono i personaggi? Già chi sono?Non solo nome e cognome, quello è l’aspetto più ovvio. Hanno difetti fisici? Qual è il loro aspetto esteriore? Hanno frequentato quali scuole? In quale tipo di abitazione risiedono? Possiedono un’automobile, o una motocicletta? Praticano sport? Come parlano? Attenzione: le risposte non è detto che debbano finire tutte nel romanzo. Anzi, molte di queste resteranno una faccenda tra voi, e i personaggi. È solo la strategia migliore per imparare a conoscerli; assieme trascorrete un mucchio di mesi, forse anni. Dei personaggi saprete un mucchio di dettagli che il lettore non conoscerà mai. Perché in corso d’opera cambierete qualcosa; perché certe abitudini o manie in principio vi sembreranno importanti, e poi durante la scrittura le spingerete ai margini, o le appiccicherete ad altri personaggi. O ancora, riusciranno a scatenare una riflessione differente tanto forte da modificare la natura del romanzo.

Ci sono un mucchio di altri dettagli da considerare. Se io decidessi di scrivere un romanzo, questi sono i punti che affronterei.


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