Magazine Politica Italia

Prima erano figli e figliastri ora Furbetti e Furbacchioni

Creato il 21 gennaio 2016 da Postik @postikitalia

La stretta del governo sugli statali è esemplare, decisa, forte: i dipendenti che timbrano e non si presentano via in 48 ore. Giro di vite sui fannulloni e i furbi. Sì, bravissimi! Così si fa! Lo stato non può permettersi di mantenere gente che non fa niente, che timbra e se ne va a fare la spesa o va in palestra, o che ricorda di aver finto degli straordinari a notte fonda ed è costretta suo malgrado a passare il badge in mutande, anche se va detto che abbiamo avuto un’estate molto calda.

E poi diciamolo … hanno colpito bene: lo statale stava già sulle palle a molti, ed ora, in tempi di crisi, non ha certo visto crescere la schiera dei fan.  Quindi il retroterra di insofferenza era già bello e che coltivato, bastava solo far saltare agli onori delle cronache cose che sapevano già tutti e subito si è trovata la strega da mettere al rogo.

Impiegato statale: nella communis opinio individuo sornione proteiforme dedito alla scioperataggine atavica e che ruba soldi allo stato. Il ceppo è  unico ma le sue funzioni specifiche si sono presto ramificate, infatti si diletta a oziare in più campi: dai servizi postali a quelli catastali, dai tribunali alle scuole, lo statale dilaga come una pandemia. Dipendenti comunali, statali, regionali, provinciali (anche se le provincie non esistono più), scolastici, ministeriali, parastatali, partecipati dello stato o delle regioni. Un male che si è allargato a macchia d’olio negli anni fino a diventare un qualcosa di insostenibile ed ora chissà perché, “avverso” e pericoloso.

Fino agli anni novanta i posti statali erano la soluzione ai problemi di disoccupazione, un bel concorsone e tutti impiegati nell’amministrazione pubblica, ma ora che il vento è girato, e Zalone ci ha fatto un film impegnato e dai significati profondi, essere uno statale è quasi una colpa. Questa categoria tanto diffusa, quanto oramai in via d’estinzione, dopo aver dato tanto alla politica clientelare di ben due repubbliche ora rischia il linciaggio mediatico.

Per anni intere generazioni di italiani hanno votato solo per amore del posto fisso, con la speranza della “Buona Parola” di questo o quell’ onorevole o partito politico … e adesso? Adesso nessuna riconoscenza o ringraziamento. Lo statale prima era solo sospettato ora è senza alcun dubbio colpevole, abbiamo le prove!

Non importa se c’è gente che lavora normalmente e con responsabilità, sei uno statale? Allora per antonomasia non fai un cazzo e rubi lo stipendio, sei un furbetto e fai pure rabbia perché il 27 di ogni mese i soldi ti arrivano puntuali mentre altri devono farsi un mazzo così per andare avanti.

In effetti la cosa fa incazzare un bel po’ di gente, soprattutto una generazione come la mia o quelle di poco successive che pagano lo scotto di una “ultra”quarantennale gestione della cosa pubblica basata sull’intrallazzo e sui favori. Ma su questo punto è meglio tranquillizzare tutti,  non è cambiato nulla.

Quindi  gli statali da tempo facevano rosicare tutti e se ora, per la loro mostruosa inefficienza, le prendono dal governicchio sulla collottola lo stato ci fa pure una bella figura. Poco conta se questa situazione è stata creata da altri  e si è accumulata negli anni e se, soprattutto, questi politici sono i discendenti diretti di quelli che hanno prodotto tutto questo, no … tutto ora è azzerato. Per adesso conta solo individuare un nemico comune, casomai già inviso a tutti,  su cui riversare il malcontento generale e distrarre l’opinione pubblica.

Dunque l’impiegato statale esala il suo ultimo e colpevole respiro servendo ancora una volta il suo ingrato datore di lavoro: diventando il cattivo di turno assolve ad una missione finale … prendersi tutta la colpa per andare in pasto ai media affamati al posto di altri. Che eroe!

I furbetti nell’amministrazione pubblica ci sono, oh si che ci sono, ma demonizzare un’intera categoria per questo è un pelino eccessivo; però va detto che è facile e – perché no – pure liberatorio. Nell’esser sommari, populisti e faciloni non si sbaglia mai, in questo modo accontenti e distrai le masse. Altrimenti come ci spieghiamo le carriere dei nostri politici?

PietroVanessi Furbetti Sanremo

L’assenteista di Sanremo, Pietro Vanessi. Clicca per ingrandire

Ma dopo la stretta sui furbetti … i furbacchioni dove li mettiamo? Eh sì … si parla solo di dipendenti fannulloni in finta malattia, di timbratori seriali di cartellini altrui e di iperpalestrati in piena fase di stretching durante l’orario di lavoro, ma di dirigenti che rubano milioni, di corrotti e inquisiti di stato che intascano corpose mazzette da questo o quel boss o imprenditore per un appalto o un lavoro pubblico non si parla mai.

Perché non si parla mai di eurodeputati che con i nostri soldi girano l’Italia per sparare cazzate in difesa dei presepi ma si presentano mai a Bruxelles? E neanche di onorevoli che prendono decine di migliaia di euro di stipendio per poi diventare Gasparri, Verdini e Razzi? Perché non si parla mai dell’efficienza di Alfano? Di quanto è stato produttivo come ministro? O di mettere un sbarramento alle minchiate? Dopo tre cazzate a casa, così Renzi sarebbe durato solo per un interminabile quarto d’ora.

Se devono esserci regole dovrebbero essere uguali per tutti, no? Per il furbetto del badge come per il dirigente ministeriale che intasca mazzette, e le pene previste commisurate all’infrazione commessa. Licenziamento in casi gravi, sospensione o decurtazione dello stipendio per il primo e galera e inibizione dai pubblici uffici per il secondo. Non è che alla fine finirà come sempre a tarallucci e tangenti: che licenziamo in modo fulmineo gli statali scorretti  mentre gli inquisiti illustri, dopo un po’ di caciara e una punta di domiciliari, tornano tranquillamente al loro posto.

commenta: Prima erano figli e figliastri ora Furbetti e Furbacchioni

Vignetta di PV, Pietro Vanessi 


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog