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Prima sera di Pesach

Da Leragazze

Prima sera di PesachQuesta sera inizia Pesach, la pasqua ebraica, e come ogni anno durante il seder verrà cantata o letta l’Haggadah, che altro non è che la storia dell’uscita degli Ebrei dall’Egitto, con la conquista della libertà dopo secoli di schiavitù.

La lettura dell’Haggadah è forse la pratica rituale più antica del mondo; la storia è sempre la stessa, ma ormai il numero di edizioni differenti è infinito: si può trovare l’haggadah per i bambini, la versione per i vegetariani, per le donne, per gli ebrei russi, per gli ebrei etiopi; durante il seder ci si interrompe spesso per citare i commenti più disparati, insomma, un seder non è mai uguale a un altro.

Quest’anno vi voglio segnalare in particolare l’uscita di una nuova Haggadah, curata da Jonathan Foer, sì proprio l’autore di “Ogni cosa è illuminata”, con la traduzione dall’ebraico di NathanEnglander, romanziere americano non a caso laureato alla Hebrew Academy di Nassau County. Emglander stesso definisce la sua traduzione “iperletterale”; chi l’ha letta afferma che lo scrittore ha aggiunto al testo grazia e un sottile senso poetico.

Foer nell’introduzione spiega che questo progetto ha avuto una gestazione molto lunga, ben nove anni, durante i quali ogni particolare è stato preso in considerazione, dalla forma del libro,  alla sua dimensione, pensata per avere una certa importanza, senza ingombrare troppo la tavola e gli altri commensali; si è cercato di limitare le illustrazioni, per non distrarre dalla lettura del testo. Anche il titolo sembra sia stato molto meditato, anche se alla fine il risultato sembra abbastanza scontato: “New American Haggadah”. I commenti al testo, inusuali e sorprendenti, sono stati scritti, tra gli altri, da personaggi di spicco della cultura USA contemporanea: filosofi, scrittori, giornalisti, accademici.

Insomma, sarebbe carino far trovare ai vostri ospiti una copia di questa nuova haggadah sul tavolo del seder, anche se ognuno di noi difficilmente rinuncerebbe alla vecchia e consunta copia, che probabilmente risale ai tempi della scuola, dove negli anni abbiamo appuntato a matita la divisione dei “pezzi” che ciascuno si troverà a cantare durante la cena.



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