di Nicola Cesare. Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, venerdì ha certificato che le primarie nel centrosinistra si faranno e che lui sarà candidato. Ma ancora non è esattamente chiaro di che tipo di elezioni si tratterà. Per ora si parla di primarie aperte o d’area, volendo indicare probabilmente un processo elettorale non delimitato agli elettori del Pd né a quelli dei partiti di un’eventuale coalizione (di cui peraltro non si conoscono ancora i confini). Il neologismo “
primarie d’area” sembrerebbe voler indicare elezioni aperte a tutti quegli elettori che si riconoscono nel patrimonio valoriale del
vasto spazio di centrosinistra e nelle direttrici programmatiche che i singoli candidati vorranno indicare come propria piattaforma elettorale, ma senza preclusioni o limitazioni di sorta, come ad esempio una pre-iscrizione a liste elettorali. Dunque, una sortita che punta prioritariamente a ravvivare l’interesse nell’area di centrosinistra, in vista della lunga campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. La reazione a caldo degli elettori di quell'area a questo annuncio, è stata molto positiva. Il 73% dichiara che si tratta di una scelta giusta, in quanto le primarie “riusciranno a stimolare la partecipazione dei cittadini” e dunque potranno anche fare da antidoto alle tentazioni dell’antipolitica. Il 27% la reputa invece una scelta poco efficace, in quanto ritiene che “non riusciranno a parlare davvero a tutti i cittadini”. Tra i candidati pretendenti, in attesa di nuove candidature ufficiali, è stata realizzata una valutazione preliminare tra
Renzi, Vendola e
Di Pietro, ossia quei soggetti politici che hanno già dimostrato interesse ad una eventuale partecipazione (oltre a
Bersani). Proprio
il segretario del Pd, ottiene il maggior numero di consensi tra il campione generale di elettori di centrosinistra,
totalizzando il 31% dei voti. Vendola raggiunge il secondo posto, ottenendo il 23%, mentre Renzi arriva terzo, al 19%.
Ultimo si posiziona Antonio Di Pietro, che ottiene il 16%. Esiste poi un 11% di elettori che ha dichiarato che “andrebbe a votare alle primarie”, ma che sceglierebbe “altri candidati” non ritenendo idonei quelli proposti. Un "democratico" su tre è per Renzi. Analizzando le scelte di voto degli elettori dei singoli partiti di centrosinistra, si ottengono dei risvolti interessanti. Bersani è primo anche nel voto degli elettori democratici con il 42%, ma Renzi ottiene un risultato importante con il 28%, ossia quasi un elettore su tre del Pd lo voterebbe contro il proprio segretario. Vendola ottiene il 16% mentre Di Pietro soltanto l’8%. Un altro dato rilevante è rappresentato dal fatto che solamente l’8% degli elettori del Pd indica la necessità di “altri candidati”. Segno evidente che lo spazio per ulteriori discese in campo tra i leader del partito sarebbe molto risicato e con margini di consenso molto stretti. Nel campo dell’Idv, gli elettori voterebbero Di Pietro per il 62% mentre Bersani otterrebbe il 16% delle preferenze. Tra gli elettori di Sel si riscontra invece, in maniera abbastanza prevedibile, la maggiore “fidelizzazione” con il proprio leader, visto che Vendola verrebbe votato addirittura dal 71% del campione. Un’ultima annotazione, infine, riguarda quegli elettori di centrosinistra che, in questa fase, non si identificano né con il
Partito democratico né con l’Idv o con Sel, ma che si riconoscono in altre formazioni minori (come ad esempio il Pdci) o in nessuna in particolare. Rispetto a questo campione, tendenzialmente più spostato a sinistra, risulterebbe vincente Nichi Vendola con il 24% dei consensi, mentre Bersani, staccato di poco, otterebbe il 21%, infine Renzi il 13%.