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Primo giorno in edicola senza l’Unità. Ma è davvero la fine?

Creato il 01 agosto 2014 da Nicola933
di Erica Vaccaro Primo giorno in edicola senza l’Unità. Ma è davvero la fine? - 1 agosto 2014

Primo giorno in edicola senza l’Unità. Ma è davvero la fine?Di Erica Vaccaro. L’Unità, giornale storico della sinistra italiana chiude i battenti, almeno per il momento. Il giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, dal primo agosto non è più in edicola a causa di una crisi aziendale che dall’11 giugno aveva messo la società editrice in liquidazione. Si ferma anche l’edizione online, perché costretti a disdettare utenze telefoniche e internet. “Hanno ucciso l’Unità titolava il giornale nel suo penultimo numero” con un accusa rivolta verso gli azionisti di maggioranza che hanno rifiutato le proposte dei liquidatori. Questo perché, come ci spiega il direttore Landò “lo statuto impone il 91% per prendere qualunque decisione, regalando un potere di veto che neanche al consiglio di sicurezza dell’ONU”.

Le proposte messe sul tavolo erano state tre. La società editoriale Novanta del giovane imprenditore Matteo Fago che detiene attualmente il 51% della casa editrice dell’Unità; l’imprenditore milanese Matteo Pessina che proponeva di “affittare” l’Unità con possibilità di acquisto successiva; infine quella di Daniela Santanchè ma in questo caso l’appartenenza politica rappresentava un ostacolo insormontabile. Nessuna di queste ipotesi è andata in porto perché secondo gli azionisti “non ci sono più le garanzie per andare avanti”. Non sono mancate le critiche nei confronti del Pd che non avrebbe fatto nulla per salvare il giornale e secondo il direttore Luca Landò, questo potrebbe essere in parte dovuto alle critiche più volte mosse dalle pagine del giornale al premier Renzi. Certo l’Unità non è il giornale ufficiale del PD anche se il partito detiene quote di capitale della società editrice, ma il punto è che ci troviamo di fronte ad uno dei pezzi di storia della sinistra italiana e lasciarlo fallire così sarebbe una sconfitta per il partito che attualmente siede al governo. Bisogna aggiungere per dover di cronaca che i finanziamenti pubblici al giornale sono stati consistenti ben 3.615.894 di euro nel 2012 esi tratta di una delle cifre più alte, considerando che ai normali finanziamenti previsti per l’editoria si sommano anche i finanziamenti riservati all’editoria di partito.

Ma è davvero la fine? Secondo il direttore Landò no. C’è ancora una speranza. Il tribunale a breve nominerà un commissario e a quel punto si apriranno due strade: il fallimento se nessuno si farà avanti, una rinascita se arriveranno nuove offerte. Da questo momento in poi però spetterà al commissario decidere se accettare o meno le eventuali proposte e non ci sarà più bisogno di quel 91% per poter decidere. Se Matteo Fago rilancerà – come ha anticipato – la sua proposta, il commissario potrebbe prenderla in seria considerazione e salvare il destino del giornale. “Una specie di asta nelle mani di un giudice o di un commissario: è questo il destino dell’unità nei prossimi mesi? – si chiede il direttore – probabilmente si e che vinca il migliore”.


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