Primo Piano Film Diana – La storia segreta di Lady D.
Era il 31 agosto 1997 quando, inseguiti dai paparazzi – così riferiranno le cronache dell’epoca – , la Principessa Diana e il compagno Dodi Al Fayed persero la vita sotto il tunnel dell’Alma a Parigi a bordo della Mercedes sulla quale viaggiavano e che si sarebbe schiantata sul tredicesimo pilastro della galleria. Da allora sono passati quindici anni, un’inchiesta che ribalterebbe la versione ufficiale dei fatti e diverse biografie sulla ‘principessa triste’ prima che Hollywood decidesse di farci un film: il compito alla fine è toccato al tedesco Oliver Hirschbiegel che, su una sceneggiatura scritta da Stephen Jeffreys e ispirata al libro di Kate Snell (‘Diana, l’ultimo amore’), firma il biopic “Diana – La storia segreta di Lady D” in sala dal 3 ottobre per la Bim Distribuzione.
Il ritratto che ne viene fuori non è quello dell’eroina solitaria, dell’icona che i media hanno consegnato al mondo, ma è l’immagine di una donna follemente innamorata: prima il grande amore segreto e gelosamente custodito con l’affascinante cardiochirurgo pachistano Hasnat Kahn, conosciuto nel 1995 e che due anni più tardi le avrebbe spezzato il cuore, poi quello con Dodi Al Fayed che, secondo il racconto Hirschbiegel, sarebbe stato una semplice ripicca nei confronti di Khan.
Il regista de “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler” sceglie così di concentrarsi sugli ultimi due anni di vita della principessa e le polemiche soprattutto d’oltremanica, dopo l’anteprima londinese, non sono mancate soprattutto da parte di certa critica. E anche Kahn (che nel film ha il volto di Naveen Andrews) non ha risparmiato nulla alla pellicola di Hirschbiegel, definendola “non credibile. Il risultato di gossip e inesattezze”. Commento prevedibile, se è vero che il medico che regalò a Diana forse i momenti più felici di un’esistenza martoriata dalle etichette, si sarebbe sempre rifiutato di collaborare alla realizzazione del film, nonostante i ripetuti tentativi di Kate Snell di contattarlo.
Apprezzamenti invece per la performance di chi ha avuto la responsabilità di far rivivere Diana sullo schermo: Naomi Watts, corteggiata dal regista dopo il forfait di Jessica Chastain. “Ho rifiutato questo ruolo due volte, poi ho capito che il film si sarebbe fatto con o senza di me e non mi piaceva l’idea che a fare Diana fosse un’altra. Sono stata letteralmente sedotta dall’amore di due creature così pure e oneste. Ho letto tutto quel che c’era da leggere, alla fine mi è sembrato che il copione fosse molto rispettoso, che si basasse sulle evidenze – ha raccontato l’attrice alla stampa – Mi sono saturata di Diana, della sua vita, del suo modo di camminare, di ridere, di pettinarsi, di quel sense of humour a volte anche piccante che non ti aspetteresti da una principessa. Ho persino intavolato conversazioni intime e immaginarie con lei“.
Un lungo lavoro dentro e fuori dal set, mesi trascorsi a leggere biografie, ascoltare interviste, osservarne espressioni e movimenti, rubarne occhiate, sorrisi, gesti attraverso i video disponibili: così l’attrice consacrata da David Lynch con “Mulholland Drive” è diventata Lady D.
di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net






















