Il regista-autore Gianni Amelio torna a Venezia 2013 con una storia difficile con protagonista Antonio Albanese nei panni di un disoccupato.
E’ un graditissimo ritorno quello di Gianni Amelio alla 70esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dopo aver trionfato nel 1998 con “Cosi ridevano”, film potente e struggente sulla realtà drammatica dell’emigrazione, attraverso la storia di due fratelli siciliani, legatissimi tra di loro, emigrati in una tetra ma sontuosa Torino degli anni Cinquanta e Sessanta.
Non è un autore spocchioso Amelio, a differenza , purtroppo, di molti autori soprattutto meridionali affetti dalla sindrome dell’autoreferenzialità; i suoi film ,intrisi di autobiografismo, rappresentano un acuto sguardo verso la realtà e le sue miserie, ma senza retorica, senza strizzare l’occhio al neorealismo, senza cadere in facili stereotipi , attraverso un linguaggio e una narrazione che intrecciano in maniera raffinata storie, luoghi e personaggi. Ad Amelio non interessa tanto la polemica sociale ma si concentra sulla perdita disastrosa delle identità della gente comune, sull’incontro/scontro tra i personaggi e sulla loro interiorità.
Siamo certi che sarà cosi anche nel suo ultimo lavoro “L’intrepido” in concorso al Festival più prestigioso del cinema italiano, che vede protagonista Antonio Albanese nel ruolo di Antonio Pane,un disoccupato separato con un figlio,che fa “Il rimpiazzo”, un uomo che prende il posto, anche solo per qualche ora , di chi si assenta dal proprio impiego. Si accontenta ma per lui i soldi non sono tutto: si tiene in forma, non può permettersi di lasciarsi andare in un momento di crisi economica esistenziale e sentimentale, cosi come suo figlio, talentuoso sassofonista che vuole farsi avanti nella vita e vincere.
Amelio vuole affrontare questa storia amara anche con leggerezza, scardinando, come ci ha abituati, quei luoghi comuni e quegli atteggiamenti che pensiamo di aver interiorizzato, ci invita a ripensarci,a fare un passo indietro e a riflettere, facendoci appassionare alle storie dei protagonisti. Siamo certi che non mancherà la commozione, come quella provata da chi ha visto “Le chiavi di casa” presente a Venezia 2004 con due straordinari Kim Rossi Stuart e Charlotte Rampling genitori di un bambino disabile ma autosufficiente ed indipendente allo stesso tempo, diverso e normale, o il suo ultimo”Il primo uomo”che ha per protagonista uno straordinario e silente personaggio (tratto dal romanzo omonimo di Albert Camus) del 2012 . Entrambi ,alla fine non ci lasciano con un senso di patetismo, probabilmente grazie alla rappresentazione cosi disincantata, avulsa da sentimentalismi, degli spazi e delle situazioni che coinvolgono i protagonisti; cosa rara.
Andando indietro nel tempo non si possono non ricordare “Lamerica” del 1994 , una cammino di redenzione, speranza ed utopia, personale e sociale ,raccontato in maniera minimalista; e “Il ladro di bambini” del 1992, suo vero capolavoro, dove riecheggiano le pagine di “Conversazione in Sicilia” di Vittorini (Gran Premio della Giuria a Cannes e il Felix per il miglior film europeo); anche questo un viaggio commovente di conoscenza e avvicinamento tra adulto e bambino con scene memorabili, nelle quali basterebbe un niente per rompere quel semplice incanto di cui è maestro l’autore calabrese; ma non accade. E speriamo non accada nemmeno nel suo ultimo film costruito tutto attorno ad Antonio Albanese e al suo saltare da un mestiere all’altro, giorno per giorno e che promette assenza di retorica e di stucchevole denuncia. “L’intrepido” è un film metaforico non neorealista, intimista , familiare, un “Candido” contemporaneo come ha ammesso lo stesso regista, il cui protagonista condivide con il personaggio di Voltaire l’ostinazione a credere nell’ottimismo e di vivere nel migliore dei mondi possibili , secondo la filosofia di Leibniz.
Ma c’è di più: come il filosofo illuminista, Gianni Amelio evidenzia come sia la gente comune, molto spesso, a capire il vero significato e senso della vita, nonché la struttura stessa dell’opera, che è un viaggio metaforico, pieno di disavventure ed ostacoli, come l’esistenza di Antonio Pane.
“L’ intrepido” è una produzione Palomar insieme a Rai Cinema, prodotto da Carlo Degli Esposti ed uscirà nelle sale giovedi 5 settembre.
di Annalina Grasso per Oggialcinema.net