È difficile recensire un romanzo come Primus. È difficile non perché l’autore sia un mio caro amico o perché io abbia parlato con lui più volte di come è nato, di come è stato scritto e così via. È difficile perché Primus è un libro particolare, con caratteristiche poco comuni. È un testo che potrebbe definirsi – nel bene e nel male – “sperimentale”. Sto parlando di peculiarità e proprietà del volume che sono, in realtà, il frutto di precise scelte tecniche operate dall’autore: attribuzioni stilistiche specifiche che possono piacere o non piacere, ma che, senz’altro, conferiscono all’opera un’indole ricercata, peculiare. Del resto, spulciando sul sito dell’autore, si scopre che in effetti il volume è davvero una sorta di laboratorio di scrittura creativa. In pratica, è un romanzo che funge anche da banco di prova di soluzioni narrative che l’autore prevede di utilizzare nei suoi lavori futuri.
Edito da Lettere Animate Editore, il volume racconta la storia di Primus, un redattore che scrive racconti per la rivista Writer’s Magazine e che vive a Celestia, una grande metropoli. Primus ha un dono: una Capacità Immaginifica fuori dal comune; una dote che potrebbe anche causargli dei guai, ma che gli offre – allo stesso tempo – immense opportunità: immaginare cose che gli altri non possono nemmeno sognare.
«Il resto del suo tempo – come recita la descrizione riportata sul sito dell’editore – lo trascorre in compagnia di "Lei", affascinante ma enigmatica donna che ogni tanto lo va a trovare attraverso lo "Specchio-visore" del bagno, e di Jack e Richard, due amici che conosce da sempre».
La vita di Primus sembra scorrere tranquillamente giorno dopo giorno, finché un oscuro senso di minaccia, sempre più di frequente, si fa strada tra i suoi pensieri, strani attacchi di freddo iniziano a colpirlo e, come se non bastasse, riceve ambigui messaggi da un’entità misteriosa che si fa chiamare Althaira.
Che si tratti di un libro “particolare” lo si evince, prima di tutto, dai tanti dettagli e dai molti richiami che si rifanno direttamente alle precedenti opere dell’autore stesso. Per esempio, i nomi delle strade, in inglese (ma non solo), che sono, in realtà, i titoli di alcuni suoi racconti; e anche la libreria Gabbiani delle Stelle, che nel romanzo ha un ruolo preciso e che è – al contempo – il nome di una raccolta di racconti e del suo blog personale. Tutto questo, lo si intuisce da subito, non è auto-citazionismo, ma necessario alla trama.
Peculiari sono, poi, le accurate descrizioni dal sapore Fantasy presenti nel testo, come per esempio la città Duende Town: una bizzarra metropoli abitata da creature-ombra, edifici magnifici e dal terrore che serpeggia tra una bellezza architettonica decorata con statue beffarde nei confronti di personaggi storici realmente esistenti.
Una prima “difficoltà” in cui ci si imbatte leggendo il romanzo di Valentini è l’individuazione del genere d’appartenenza. In molti, sul Web, lo etichettano come un romanzo Fantasy, altri come un testo di Science Fiction Onirico. L’autore, invece, lo definisce «New Weird/Bizarro Fiction con una trama a sfondo SF Distopica». A qualunque genere esso appartenga, una cosa è certa: la storia narrata è molto vicina alla fantascienza.
Un’altra “difficoltà” che rende faticosa la lettura è l’eccessiva lentezza. Personalmente, preferisco i romanzi che catapultano sin da subito il lettore nel centro dell’azione e non quelli che arrivano nel pieno della storia con eccessiva gradualità, partendo piano e velocizzando la narrazione man mano che si procede. Certo, si tratta di una scelta dell’autore ma, in alcuni momenti, avrei preferito non dover leggere oltre cento pagine per arrivare al fulcro della vicenda narrata. Valentini ha utilizzato tutta la prima parte del volume per descrivere accuratamente il carattere dei personaggi e l’ambientazione: operazione molto ben riuscita, non c’è dubbio, ma che forse ha leggermente appesantito la lettura.
A parte la trama che definirei un po’ troppo lineare a causa della presenza di pochi colpi di scena, Primus è un libro ben costruito. “Difficile” sì, ma scritto in maniera più che discreta. La storia scorre senza intoppi e il linguaggio utilizzato è più che buono, segno di un ottimo vocabolario dell’autore.
Per certi versi, Primus – L’uomo che sognava di vivere (questo il titolo completo), ricorda vagamente gli scritti di Philip Dick, anche se, come ho scritto in precedenza, si tratta di un romanzo “sperimentale”, caratterizzato da immagini surreali decisamente inquietanti, a volte volutamente incerte, che si vanno a mischiare con dialoghi che sono, invece, esplicativi e chiarificatori. I personaggi sono descritti magnificamente e non hanno un proprio parlato: un’inflessione prosodica, una cadenza o un intercalare che li contraddistingua. Questo, a prima vista, potrebbe essere ravvisato come un neo della narrazione, ma, in realtà, è volutamente ricercato dall’autore per aderire a esigenze di trama, come si può intuire leggendo il libro.
Infine, c’è da dire che Valentini ha impiegato circa un anno e mezzo per scrivere Primus. Decisamente poco per un testo così complesso che, tra l’altro, almeno per quanto riguarda lo svolgimento narrativo, potrebbe essere assimilato a un copione cinematografico.
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